Perché Varese è provincia? “In Svizzera idee malvagie”

In un memorandum del 1923 tutte le motivazioni che furono presentate al Duce e che ebbero successo. La forza economica ma anche l'esigenza di sorvegliare la diffusione di idee pericolose per il fascismo

Ora bisognerebbe capire perché Varese è diventata una provincia, o almeno ricordarne le ragioni storiche. Non tutti sanno, però, che l’elevazione di Varese a provincia nel 1927, fu preparata da una attività di lobby della classe dirigente locale, in particolare un gruppo di avvocati filogovernativi (tra cui il podestà e un deputato fascista) che portarono a Mussolini, sembra durante una vista a Milano, un memorandum, sulla necessità di creare una forte provincia di frontiera staccata da Como, che desse riconoscimento alla forza economica e sociale di Varese.

Il testo fu esaminato fino al 1926 (primo firmatario era la sezione locale del Pnf)
 quando Varese rientrò nel pacchetto di 19 nuove province istituite dal Duce, ma a scapito di Busto Arsizio (che era più grande e di tradizione antifascista per la presenza di operai tessili e meccanici) 

Il testo completo del memorandum lo trovate anche su internet

 

E’ un bell’esercizio leggerlo oggi. Alcune ragioni appaiono un po’ datate e discutibili. Si legge ad esempio che fin dai tempi dei romani a Varese erano state poste legioni per fronteggiare le invasioni retiche (oggi si va invece a Foxtown armati di carte di credito). 
C’è poi un certo sentimento antitedesco («Non si deve dimenticare che contro la voce indistruttibile della stirpe e della razza nelle genti italiane nel Canton Ticino opera indefessamente e sordamente il tarlo roditore della dominatrice gente straniera»). Oppure il pericolo del fuoriuscitismo che diffonde idee antifasciste: «Nel Canton Ticino vive una malvagia minoranza di fuoriusciti e rinnegati…».
Quindi, i pericoli dell’emigrazione: ovvero i 20mila varesini che andavano a lavorare all’estero temporaneamente e tornando a casa avrebbero potuto diffondere idee perniciose. «Gente operosa… ma facile preda di propaganda» o ancora «facile allo scoraggiamento e alle subitanee ire». Da qui l’esigenza di un controllo militare e politico onde «evitare dolorose sorprese». (nella foto, la piazza Monte Grappa, realizzata negli anni trenta per dare al capoluogo un aspetto monumentale).

Tra i promotori c’era l’allora direttore de “La Cronaca Prealpina” Giovanni Bagaini. I lobbisti chiedevano che Varese divenisse capoluogo, oppure che diventasse una sottoprefettura aggregata a Milano, ma comunque lontano da Como.

Altre motivazioni sono invece più moderne
e ve ne sono alcune simili a quelle che Dario Galli, l’attuale presidente della provincia, ha elencato nel suo memorandum inviato al comitato delle autonomie locali della Lombardia.
In particolare, i borghesi “provincialisti” della Varese del 1923 (come li hanno ribattezzati in un loro libro Maniglio Botti e Max Lodi) citavano non solo motivi strategici e geografici, ma anche la forza economica del territorio, l’autostrada, le fabbriche, e persino la presenza di un quotidiano locale che «ha 35 anni e che batte 10mila copie». Oggi abbiamo molti più quotidiani, giornali on line e tv. Ma la mancanza del nemico alle porte e la fine della lobby sul governo (fascista un tempo, o bossiana più di recente) rendono Varese meno “pesante”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Ottobre 2012
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