Con Maroni più Gramsci e meno Padania
Il segretario della Lega presenta il libro "Il mio Nord" e racconta qual è la sua strategia per cambiare l'Italia e l'Europa partendo dalla Lombardia
"La politica è un atto creativo – dice Stefano Bruno Galli, autore de “Il mio Nord” con Roberto Maroni – e dentro il libro c’è il progetto del segretario della Lega. Con questo c’è anche un disegno ambizioso con una partita doppia. Da un lato c’è un confronto forte e chiaro con il sistema politico che ha rigurgiti centralisti e dall’altro un’idea di Europa come elemento di Unione dei popoli. A tenere insieme queste due visioni è la questione settentrionale”.
In una sala gremita all’inverosimile, inadatta da sola a contenere tutti i militanti e le persone accorse, Maroni ha parlato per oltre un’ora della sua idea di Nord e di autonomia. La parola federalismo non è più centrale. La Padania è scomparsa e con questa anche l’idea di seccessione. La Lega viene contagiata da termini gramsciani come quello di egemonia.
“Noi – ha esordito subito Maroni – siamo orgogliosi della nostra storia e non parlo di una nuova Lega, ma di una Lega rinnovata che ascolti la società. Abbiamo iniziato a Torino
con gli stati generali dell’economia. Poi abbiamo incontrato le professioni e i sindaci che sono disperati. Hanno proclamato che, se non cambia qualcosa, si dimetteranno in massa. Stiamo assistendo a un attacco al sistema delle autonomie e il governo tecnico sta smantellando il sistema democratico”.

“Noi siamo nella terza via. Dopo la secessione e la fase moderata di governo. Ora viene il momento dell’egemonia. Abbiamo bisogno della forza dei numeri con un progetto politico chiaro. Non riprenderemo la strada di Roma ma diventeremo forti qui, padroni a casa nostra”. Parole chiare che strappano applausi convinti dalla platea. “Lombardia, Piemonte e Veneto – continua Maroni – hanno una forza incredibile. Uno dei punti più ambiziosi riguarda il fisco. Oggi restano in Lombardia 35 euro di tasse versate su 100. Vogliamo ne restino 75.
Conquisteremo la Lombardia con il "modello Tosi" e daremo vita da subito con le altre regioni del nord alla nuova macro regione”.
Vittorio Feltri è poco più di una comparsa ossequiosa. Si sbilancia, quasi fosse un militante. “Il mio augurio è quello che tu vinca in Lombardia, ma poi costruirai un terzo palazzo?”

Maroni torna a battere sul tasto del gettito fiscale. “Se noi tenessimo il 75% del fisco al nord avremmo una crescita tra le più alte del mondo”.
Sul futuro prossimo rispetto al dilemma se tornare o meno a Roma il segretario è diretto. “Stare in Parlamento è utile per impedire danni, però la fase di governo che abbiamo vissuto non si rinnoverà anche se avere parlamentari a Roma potrebbe essere utile”.
Quanto a Berlusconi dice “ho un rapporto di amicizia con lui, ma è innaturale pensare di stare con chi appoggia il governo Monti. Sarebbe opportunismo e basta. Noi faremo una battaglia come leghisti. E non abbiamo paura, riscuotiamo già importanti consensi”.
Si passa a parlare anche delle prossime elezioni lombarde. “Per la Lombardia la questione è un po’ diversa. Governiamo con la coalizione di centro destra dal 2000. Qui ci sono cose che funzionano bene. Ho detto che sono disponibile a continuare l’alleanza ma il Pdl non è pervenuto. Sono disponibile anche alle primarie di coalizione. Quelli che hanno governato con noi vedono in me il candidato giusto e non Albertini. In ogni caso, non sappiamo nemmeno quando ci saranno le elezioni. Con la sentenza per il Lazio si potrebbe andare a votare anche alla fine di gennaio. Stiamo definendo il programma e verrà presentato negli stati generali della Lombardia a metà gennaio. I punti chiave sono il fisco, il miglioramento del sistema sanitario, e poi il mondo delle autonomie dei sindaci per cambiare il sistema degli appalti, cercando di valorizzare il km zero e valorizzando le aziende del territorio”.
Un’ora filata a parlare di politica, e a ridare entusiasmo al popolo del suo Nord. E questo ha apprezzato il segretario e lo si percepiva dai commenti a fine serata.
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