Un’eredità prestigiosa e pesante
di Pierfausto Vedani
Sono uno dei pochi superstiti del tempo in cui il sogno dell’Università cominciò a diventare un abbozzo di progetto: in seguito, all’inizio degli Anni 70, ci fu la svolta fondamentale con l’avvio dei corsi pareggiati, propaggine dell’Alma Mater pavese; poco prima che terminasse il ventesimo secolo, arrivò l’autonomia piena dell’ateneo insubrico.
Con l’autonomia abbiamo avuto il primo rettore, Renzo Dionigi, che “lascia” con il ringraziamento sincero dell’intera comunità per il suo apporto decisivo nella fondazione dell’ateneo e per la sua cultura scientifica, la sua eccellenza chirurgica, il suo spessore di grande maestro apprezzato anche nelle Università italiane e nordamericane.
La medicina pubblica, il nostro ospedale perdono un grande? Non ci sono dubbi e purtroppo ne perdiamo due: se ne va, pure per limiti d’età, un altro prestigioso medico, un istologo di riconosciuto livello mondiale, Carlo Capella.
Come buona parte degli scienziati, Capella ha sempre prediletto il silenzio e la discrezione: i riconoscimenti ottenuti con i suoi studi non l’ hanno mai indotto alla ribalta .
Primo anche nella scuola di vita. Grazie prof..
Oggi ha inizio l’era Coen, il nuovo rettore che raccoglie un’eredità prestigiosa e come tale pesante. Dionigi infatti è stato eccellente anche come amministratore e organizzatore. Ha curato gli interessi dell’ateneo con attenzione e rispetto tali da riscuotere l’adesione dell’ “isola” comasca.In qualsiasi occasione e in qualsiasi tipo di contatto Varese e Como quando non hanno fatto a botte hanno dato la precedenza alla guerra fredda o a una testarda indifferenza.Con un deputato democristiano, Peppino Zamberletti, e con Renzo Dionigi le cose sono andate per il verso giusto. Erano i fatti, cioè il numero dei voti, a sottolineare l’approvazione lariana a ogni
votazione per le gestioni Dionigi dell’ateneo.
Il professor Coen ha offerto all’Università dell’Insubria la sua competenza e la sua saggezza. Troverà problemi da risolvere e anche qualche negatività in ambito medico perché non c’è comunità dei seguaci di Ippocrate che non veda rivalità, competizioni, lotte, dissensi. In ogni centro
sanitario della nostra nazione ci possono essere piccoli granducati scientifici, ideologici, etnici, culturali, politici, e pure abilissime pattuglie di coloro che vanno in soccorso del vincitore. Ma è un fatto che a far vincere un ospedale sono il buon lavoro, la fiducia dei cittadini, il rispetto dovuto a tutti. Questa è la storia del nostro “Circolo”, della nostra Università.
Ho già avuto modo di dirlo in altre occasioni: la sanità è fatta da persone che hanno particolari doti, da gente che merita aiuto e riguardo massimo. Sino al momento in cui comincia a dimenticare che un ateneo, un ospedale sono prima di tutto strumenti sociali di una comunità, non di una
lobby. Ospedaliera o accademica che sia.
Buon lavoro rettore Coen. A Varese è sempre piaciuto chi si rimbocca le maniche e lei è di questa razza.
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