I profughi “gallaratesi” hanno trovato la loro strada
Un caso positivo in provincia: il 31 dicembre la gran parte dei ragazzi scappati dalla guerra in Libia sono partiti da Gallarate, per vivere in Italia o in altri Stati d'Europa. Solo due giovani rimangono a Villa Calderara, che diventerà sede Exodus e spazio per il quartiere di Cedrate
L’emergenza profughi è ufficialmente finita e i rifugiati scappati dalla guerra di Libia riprendono la loro vita da zero: entro il 28 febbraio dovranno andarsene dalle strutture in cui sono oggi alloggiati. E se a Varese la situazione è in parte critica e i profughi hanno anche manifestato spontaneamente negli ultimi giorni, in provincia c’è un caso che è tutto l’opposto: a Gallarate quasi tutti i profughi arrivati a luglio 2011 hanno già trovato la loro strada, in Italia ma anche all’estero. A Gallarate il Comune ha sistemato i giovani africani (e qualche pakistano) fuggiti dalla guerra in una villa di proprietà comunale, affidata alla Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi: «Insieme abbiamo seguito i diversi casi ed elaborato percorsi di autonomia» spiega l’assessore ai servizi sociali Margherita Silvestrini. Così i profughi hanno ripreso contatti con parenti e conoscenti in Italia e in Europa, sono andati alla ricerca di un lavoro, hanno trovato un nuovo alloggio.
sta creando problemi, anche se alcune persone sono ancora presenti nella villa sulla collina di Cedrate: «Complessivamente qui sono transitate 30 persone» dice ancora Silvestrini. «Pochissimi di loro sono stati espulsi per mancanza di requisiti, la maggior parte ha ottenuto un permesso, sono stati accompagnati progressivamente all’autonomia e a raggiungere parenti o conoscenti a Milano, in Italia, ma anche in Belgio, in Svezia. Abbiamo creato percorsi d’uscita sostenibili». La maggior parte dei ragazzi ha ottenuto dal Ministero dell’Interno un permesso p
Nel complesso l’esperienza gallaratese ha ottenuto un risultato positivo, quantomeno evitando le tensioni che si sono presentate in altre località. Anzi: a Gallarate sono stati accolte e gestite in modo positivo anche persone con esperienze negative alle spalle (come due profughi che avevano creato problemi a Samarate). E questo nonostante le difficoltà che i rifugiati hanno incontrato nei lunghi mesi di attesa per il permesso e di inattività forzata, le tensioni che in qualche momento pure ci sono state. A Gallarate i soldi messi a disposizione dallo Stato sono stati impiegati non solo per trovare un alloggio (scegliendo una proprietà comunale, anziché un hotel), ma anche per creare i percorsi d’integrazione e accompagnamento, grazie alla collaborazione con Exodus, ma anche con le associazioni cittadine e provinciali (per esempio nello sport), la comunità islamica e con la comunità del Bangladesh, che hanno collaborato soprattutto nella fase iniziale. I profughi hanno svolto qualche lavoretto per il Comune e l’anno e mezzo di presenza a Villa Calderara ha costituito un’occasione per dare il via al progetto di recupero dell’edificio, che ospiterà una sede Exodus ma anche spazi utilizzabili dai cittadini. Compreso il parco, che proprio i ragazzi venuti dalla Libia avevano iniziato a risistemare nell’estate 2011.
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