Addio a Pietro Mennea, la Freccia del Sud

Il suo record sui 200 metri piani, 19"72, è durato dal 1979 al 1996 e fu battuto dai muscoli di Michael Johnson. Poi vinse l'oro a Mosca con una prova da brividi: resterà nella storia dello sport mondiale

Il mondo dello sport piange Pietro Paolo Mennea, la “Freccia del Sud”, ex atleta, politico e avvocato italiano. Nato a Barletta il 28 giugno 1952 è morto a Roma oggi, 21 marzo 2013 ucciso da un male incurabile. Il suo record sui 200 metri piani, 19"72, è durato dal 1979 al 1996  (battuto da Michael Johnson). È stato Olimpionico nel 1980 a Mosca. 


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Con la collega Sara Simeoni e con la Nazionale di Bearzot era uno dei grandi simboli di un’Italia sportiva capace di esaltare le folle e, perché no, distrarle da un momento buio della storia nazionale. Se a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta la cronaca nera continuava a registrare stragi, attentati e nelle migliore delle ipotesi le impennate del prezzo della benzina, quella sportiva regalava le imprese di un ragazzo di Barletta – la “Freccia del Sud” – capace di correre più forte di tutti gli altri uomini al mondo. Un Bolt bianco dell’epoca, senza però quel clamoroso strapotere fisico che ha il giamaicano di oggi e tanti altri recordmen degli ultimi trent’anni.
Pietro Mennea è morto oggi, nel primo giorno di primavera, a soli 61 anni ma ha lasciato un segno indelebile nello sport italiano e mondiale, il cui eco gli sopravviverà ancora a lungo. In campo nazionale il velocista di Barletta è tutt’ora detentore dei record sui 100 e 200 metri e in quest’ultima disciplina rimane, a 33 anni di distanza, il numero uno d’Europa e il miglior bianco di sempre.
Quel 19”72 colto alle Universiadi di Città del Messico nel 1979 rimane il suo capolavoro più grande, un record del mondo così incredibile (per quanto è resistito) che ha pochi eguali nella storia dell’atletica leggera (mettiamoci l’8,90 di Beamon e il successivo 8,95 di Powell nel lungo, il 6,14 di Bubka nell’asta, il 2,09 di Stefka Kostadinova nell’alto femminile e poco altro). Per batterlo, ad Atlanta ’96, ci volle un concentrato di muscoli e potenza del calibro di Michael Johnson, una macchina umana che sul piano della classe non poteva competere con le falcate rapide e concrete di Mennea. Falcate che nel 1980 gli regalarono l’altra grandissima impresa della sua carriera atletica, l’oro olimpico di Mosca sempre sui 200 metri piani (foto sopra), vent’anni dopo Livio Berruti. In quell’occasione il velocista pugliese diede un saggio di tutte le sue qualità tecnico tattiche: partenza relativamente controllata, curva usata come trampolino di lancio e finale imperiale per rimontare il britannico Wells, medaglia d’oro fino al 199° metro di gara e bruciato sul classico filo di lana dalla maglia azzurra. Vero, quella volta non c’erano gli americani, ma Mennea e il suo record del mondo lasciano credere che avrebbe battuto anche loro.
Le vittorie di Città del Messico (foto a lato) e Mosca sono stati i culmini di una carriera comunque clamorosa, durata ai massimi livelli dal ’71 all’84, anno in cui riuscì a qualificarsi ancora per la finale olimpica di Los Angeles. Tre i podi a cinque cerchi: il primo fu il bronzo a Monaco ’72 nei 200, il terzo un altro bronzo a Mosca, nella staffetta 4×400 a dimostrazione della sua grande versatilità nelle discipline veloci. Poi tornò a Seul nell’88 ma non riuscì a superare le batterie pur con un tempo (21”10) che oggi lo manderebbe ancora avanti ai campionati italiani.
Schietto, tagliente, sincero, polemico, Pietro Mennea non ha smesso di correre una volta tolti gli scarpini chiodati. Si è buttato in politica ad alti livelli, ha insegnato all’università, ha creato una Fondazione con scopi filantropici: insomma una vita tutta di corsa, e pazienza se il suo carattere gli ha fatto chiudere qualche porta in faccia che probabilmente, con la diplomazia, si sarebbe spalancata. Lui era Pietro Mennea, correva più forte di tutti e nel 2012, quasi a certificare la sua grandezza, il suo nome venne assegnato a una fermata della metropolitana di Londra che omaggiò in quel modo pochi, grandissimi interpreti dello sport mondiale.

Pietro MenneaIl sito ufficiale

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Pubblicato il 21 Marzo 2013
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