Mille in campo nel ricordo di Rico Garbosi
Tra venerdì 29 e Pasquetta si gioca la 34a edizione del torneo giovanile inventato da Paolo Vittori e dedicato all'allenatore che vinse il primo scudetto della Ignis. Anche Aldo Ossola alla presentazione
Chissà se trentaquattro anni fa Paolo Vittori si immaginava di creare una manifestazione del genere, fatto sta che il "Trofeo Garbosi" dedicato da allora ai piccoli cestisti è a tutt’oggi un faro delle manifestazioni di questo genere non solo per la provincia di Varese ma anche per il resto d’Italia. Dal Venerdì Santo a Pasquetta, come avviene appunto da oltre tre decenni, le palestre sparse su tutto il territorio saranno invase da un vero e proprio esercito in canottiera, che si muove palleggiando sui campi. Sessanta squadre, oltre 900 giocatori diretti da 120 istruttori e allenatori, a rappresentare 11 regioni italiane (oltre a due compagini straniere). Numeri da Olimpiadi più che da torneo giovanile, che costringono anno dopo anno ai salti mortali per trovare le palestre di gioco e per stilare formule e calendari, ma che proprio per questo – quando tutto finisce – lascia addosso un grande orgoglio per essere riusciti a far combaciare tutte le tessere del puzzle.
Tre le categorie in cui si articola il "Garbosi" 2013: under 14 (classe ’99; 20 squadre), under 13 (2000; 24 squadre) e under 12 (’01; 16 squadre), con questi ultimi che sono i più vicini ai giocatori chiamati in origine a disputare il torneo, quelli del minibasket.
Come avvenuto per il "Giovani Leggende" presentato ieri, quest’anno il "Garbosi" dovrà rinunciare a occupare il palasport di Masnago, a causa della partita interna (alle 18,15 di Pasquetta) della Cimberio che ospita Roma. Anche in questo caso sarà il palazzetto di Malnate (lunedì mattina) ad "assorbire" il colpo, con le finali delle due categorie maggiori e le premiazioni, mentre la finale dell’under 12 si giocherà domenica in via Oslavia a Tradate.
Ad alzare la simbolica "prima contesa" della 34a edizione è giunto a Villa Recalcati un campione assoluto del passato, Aldo Ossola (foto in alto), compagno di Vittori nella Ignis pigliatutto. Il "Von Karajan" dei canestri non ha certo dimenticato Garbosi, a tanti anni di distanza: «Rico, insieme a Gianni Asti, è stato uno dei miei maestri di pallacanestro; è bello che a lui sia intitolata una simile manifestazione, perché per prima cosa lui predicava l’unione della squadra. Un concetto fondamentale che i più giovani devono assimilare. A suo modo inoltre, Rico fu un innovatore: era infatti uno tra i primi a lavorare sulla resistenza con lunghe corse, cadenzate dalla sua voce mentre ci seguiva in motorino».
Un ricordo tenero, quello di Ossola, che inquadra nel modo più bello colui che fu l’allenatore del primo scudetto della Pallacanestro Varese, nell’ormai lontanissimo 1961. In sala anche la signora Miriam, la vedova di Garbosi: «Pensare che tanti ragazzi nel corso degli anni continuano a legare al nome di mio marito un ricordo positivo, legato a un’esperienza sportiva così bella, mi fa sempre emozionare. Per questo non posso che ringraziare tutti coloro che continuano a lavorare per mettere in piedi questo torneo».
Come sempre, i giocatori che arrivano da lontano saranno ospitati dalle famiglie dei ragazzi varesotti: anche questa una scelta che si perde nelle notte dei tempi e che continua a riscuotere consensi come hanno sottolineato sia Vittori sia Gianni Chiapparo. Di più dice Linda Brautigam: «La crisi c’è e lo sappiamo tutti, ma proprio quest’anno è aumentata la richiesta da parte delle nostre famiglie di ospitare i ragazzi. Forse proprio il momento difficile ci fa riscoprire la bellezza dell’accoglienza all’interno delle nostre case».
Di tradizione in tradizione, anche quest’anno ai minicestisti sarà regalato un poster (foto) creato per l’occasione dal pittore Arcangelo Ciaurro. A differenza del solito però, l’artista questa volta non ha dipinto un lavoro originale ma ha rielaborato una fotografia scattata durante la finale dello scorso anno; ad accompagnare il poster anche una frase di un grande cestista americano, Bill Russel. «Il basket è lo sport che tende al cielo». Un cielo, aggiungiamo noi, da cui Rico Garbosi si gode da 34 anni il torneo con il suo nome.
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