Menotti: “L’etica è nel dna dell’artigiano”
Usa il tondino di ferro come se fosse una matita. «Il concetto di arte un artigiano lo vive nella quotidianità attraverso le soluzioni che propone al cliente. Ecco perché diciamo che un lavoro è fatto a regola d'arte»
Fabrizio Menotti, artigiano di Arsago Seprio meglio conosciuto come “Dodo Filiferroforme” usa il tondino di ferro come se fosse una matita. Il suo “Pappamondo” esposto alla mostra dell’artigianato artistico (“Art Art”) quest’anno ispirata al tema del cibo non è passato inosservato. «Una persona con una pancia grossa che mangia – spiega Fabrizio – è un monito per una società che dovrebbe cercare una maggior moderazione nel consumo delle risorse. È un invito a consumare in modo responsabile nel rispetto della natura e dell’umanità. Chi meglio di noi stessi conosce i nostri reali bisogni?».
Per Menotti l’artigiano concentra nel suo saper fare il concetto di arte non solo nell’ambito di una mostra ma anche nella quotidianità attraverso le soluzioni che propone al cliente. «Quando si dice che un lavoro è fatto a regola d’arte – sottolinea Fabrizio – significa che si è dato corpo a un’idea nel modo migliore e il modo migliore ha anche un contenuto etico».
Nella visione del lavoro c’è anche l’orgoglio dell’italianità e di appartenere a una tradizione che lui traduce con il termine «unicità», per niente inadeguata anche quando è affiancata alla produzione. «Uso le tecnologie, computer e laser in primis, ma poi è l’idea che ho in testa che fa sempre la differenza – dice Menotti -. Un artigiano è il promotore di se stesso come persona, il profitto è solo un di cui, e anche quando non c’è ci puo’ essere una grande soddisfazione. Mio padre diceva sempre: abbiamo fatto quello che doveva essere fatto e i clienti te ne sono grati».
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