“Ricomincio da Facebook, e faccio il calzolaio a Varese”

Marco Augello ha 34 anni e tanti lavori dietro di sé, in Italia e Svizzera. Poi si è innamorato del mestiere di calzolaio e ha deciso di scommettere sulla sua città. Con l'aiuto dei social network

La scritta è in cuoio inciso, per ora. Le macchine sanno di storia, ma il laboratorio è giovanissimo e figlio di una nuova vita. Marco Augello ha appena aperto in via Indipendenza – nel pieno centro di Varese, vicino a piazza Beccaria – il suo negozio di calzolaio.
Ha 34 anni e tanti lavori dietro di sé: «Ho fatto l’agente immobiliare a 17 anni, poi mi sono messo a lavorare nella ditta di import export di mio padre, prima ad Arcisate, poi Clivio e Cantello. Importava fiori secchi e articoli per fioristi dalla Puglia, la sua terra, e li rivendeva ai grossisti. Abbiamo anche commercializzato le candele gel, quelle decorate all’interno».

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Ma il mestiere di suo padre non era quello del suo destino: «Intorno ai 26 anni mi sono stancato, il settore non mi piaceva più. E così ho mollato tutto: ho persino provato a fare le pulizie, poi ho trovato un posto come macellaio all’Esselunga e ci sono rimasto tre anni. Lì un amico mi ha proposto di andare a lavorare in Svizzera, come calzolaio, nella catena mister Minit. Ho lavorato al Serfontana di Chiasso, poi a Lugano e in altri posti. E ho scoperto che era un bel mestiere, e che mi venivano in mente un bel po’ di idee. Così ho deciso di tornare a casa» . Marco torna davvero a casa, aprendo il negozio di via Indipendenza: «Ho trascorso tutta la mia infanzia in via Del Cairo. Mi sono trasferito a Viggiù quando ho cimnciato a lavorare in Svizzera».

Comincia dai tacchi, dalle suole e dalle riparazioni di scarpe e borse: «Facendo prezzi concorrenziali, perchè è l’unico vero modo per farsi conoscere» con un occhio quasi svizzero alla clientela: «La macchina che ho là in fondo è in grado di cucire scarponi: da montagna, da moto. In Svizzera mi è capitato spesso»,  il backgroud culturale di Mister Minit: «Che ha fondato la sua attività sulla riparazione dei tacchi a spillo in breve tempo» e l’occhio ai social network: «Ho aperto la pagina di facebook, e posto i miei lavori». Nei primi giorni: una sella riparata, degli stivali "noiosi" accorciati, delle scarbe da basket adorate ma distrutte riportate alla vita. Un bel modo, adatto alla sua generazione,  di promuovere la sua attività: e infatti l’hanno già votato in diversi.

Ma il suo pensiero va già oltre: «Punto alla realizzazione personalizzata delle scarpe. Creare la scarpa o la borsa, decorare la ballerina in qualche modo particolare. L’idea è di fare qualcosa mentre sfrutto i tempi morti di questo mestiere. A me non piace stare con le mani in mano ad aspettare, devo sempre fare qualcosa. Poi mi piacerebbe che questa idea diventasse una mia caratteristica in più» Magari pensando ad espandersi: «Sognare non è vietato: e in provincia ci sono un sacco di persone che hanno una grande competenza nel settore, e che magari sono rimaste a casa. Ci sono molte persone che potrei aggregare, in un progetto di artigianato personalizzato»

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Pubblicato il 01 Novembre 2013
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