“Si indaghi sull’impatto sanitario degli impianti in Valcuvia”
Incontro del Comitato ambiente per fare il punto sui processi di sorveglianza di ciò che si respira nella zona del Medio Verbano
Ci sarà in futuro un mondo in cui i cittadini potranno sapere con precisione quello che respirano? Quali saranno i rischi per le sostanze immesse nell’ambiente? E ancora, verrà il giorno in cui che per arrivare a questi dati, comitati di cittadini si siederanno allo stesso tavolo con le imprese fonti di emissioni potenzialmente pericolose? Son questi i quesiti di fondo della serata organizzata dal Comitato Ambiente Verbano nato 3 anni fa in Valcuvia, a Cittiglio per la precisione, all’ombra del grande impianto Colacem che produce cemento.
L’incontro ha premesso di fare il punto sullo stato dei lavori del commiato stesso e capire come si muoverà la politica a fronte del rinnovo, al principio del 2014, dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale che dovrà venir concessa dalle autorità all’Azienda di Gubbio, storica fabbrica produttrice di cementi che prevede una lavorazione con altiforni alimentati anche da combustibile da rifiuti. Per l’occasione in sala erano presenti i vertici del comitato: Paolo Paliaga e Leonardo Salvemini, giurista ed ex assessore regionale all’ambiente, oltre a Luca Marsico, presidente della commissione Ambiente al Consiglio Regionale. Sul fronte dei tecnici ha parlato Mario Lodi dell’istituto Negri di Milano.
Proprio al tecnico è stata chiesta dal comitato la possibilità di eseguire un’analisi tossicologica nella zona: “Con questo strumento – ha detto Lodi – sarà possibile trasformare i numeri delle emissioni e pesarle dal punto di vista tossicologico, dando un giudizio di qualità e di rischio: è possibile farlo”.
Ma cosa può fare la politica per capire se quanto prodotto dalle attività presenti in Valcuvia – e, per esteso, in ogni altra zona – può nuocere a chi ci abita? In pratica, oltre ai dettami stabiliti dalla legge, è importante sapere quanto incidono le sostanze comunque emesse dalle attività produttive.
Una strada potrebbe esserci, e viene dal diritto dell’ambiente: ai tempi dell’assessorato regionale “tecnico” retto da Leonardo Salvemini, venne fatto un tentativo: proporre l’inserimento dello strumento della “Vis”, la Valutazione di Impatto Sanitario. Unire, cioè, i parametri contenuti dalla legge con lo studio dei possibili effetti sull’uomo. La proposta, che il presidente Marsico ha giudicato positivamente, può essere perseguita passo dopo passo in due segmenti: il primo, un’audizione del Comitato direttamente in commissione regionale, per continuare il processo di ascolto con altre realtà, per esempio quelle legate al bacino dell’Olona che da tempo vengono sentite in Regione. Il secondo step, potrebbe essere quello di “riesumare” la proposta di delibera Salvemini per unire la Valutazione di Impatto Ambientale a Vis.
La serata al comune di Cittiglio è proseguita con diversi interventi del pubblico, anche dai toni polemici verso la politica e le istituzioni, che hanno il dovere di vigilare nell’interesse unico dei cittadini. Il clima era disteso ma con un livello di guardia superiore ad altre riunioni analoghe: il caso Ilva, convitato di pietra all’incontro, ha più’ di una volta fatto da sfondo ai ragionamenti.
Da notare anche un percepibile raffreddamento dei rapporti fra il comitato stesso e Colacem, che può leggersi in una delle battute dello stesso Paolo Paliaga, che ha moderato la serata: «Mi auspico che si arrivi verso un concetto chiaro: la politica non abbia paura che il termine ‘approfondire’ significhi ‘perdita di lavoro’: non è accettabile scambiare salute per lavoro, come avvenuto purtroppo in altri contesti. Un’azienda che usa i migliori impianti di abbattimento non ha paura di una valutazione di impatto sanitario».
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