Così hanno incastrato la banda dei fratelli Zamari
Operazione "Berbec": il video dei colpi, le foto della merce rubata, l'organigramma della banda di Corsico. Studiavano le prede con una perizia nei furti senza precedenti
I 3 colpi della banda moldava finita in manette nell’operazione “Berbec” (dal nome in moldavo dell’ariete usato per bucare i muri) rappresentano un interessante esempio di come, gli esperti del furto in ditta, siano diventati degli scienziati della materia. Prendete appunti se avete un capannone da difendere. Eccoli in azione, ripresi di nascosto dai carabinieri.

Pensate che la banda dei fratelli Zamari, tutti residenti a Corsico, effettuava decine di sopralluoghi, notte dopo notte, nelle ditte che intendeva depredare: erano così esperti, i ladri, che individuavano prima tutti gli allarmi, facendoli suonare apposta, durante le prove generali, nei giorni precedenti. Alla fine, trovavano il punto debole, il muro meno allarmato, spesso nel locale caldaia; vi praticavano un buco, con un ariete di ferro, e partivano per asportare la merce, compiendo infine una gimcana, che consentiva loro, una volta all’interno, di evitare tutti i sensori, individuati già in precedenza, grazie a perizia e intuito.
Il furto di Varese del 27 marzo, alla “Stefano Serapian srl” di via Ca Bassa, in zona Iper, ha fruttato al gruppo più di 50mila euro, ed è stato compiuto in un’azienda dove il pellame di pregio è gestito praticamente in un caveau, come in banca. Le borse che escono da quei muri, finiscono in via Montenapoleone a Milano, e possono costare fino a 6mila euro l’una. Questa merce è stata recuperata il 30 maggio, in un magazzino di Trezzano sul naviglio.
Nel video successivo si vedono immagini ritratte da telecamere, durante i colpi compiuti: il 27 marzo alla ditta di Varese, il 26 aprile 2013 presso la “Compagnia delle pelli” di Bonate Sopra (Bergamo) in cui vengono asportate cento borse di marchi pregiati. E quello del 19 maggio a Desio, dove viene depredata la “Logistica briantea” di 107 televisori, 17 monitor e 100 macchine fotografiche. Si intuiscono le modalità utilizzate. Ovvero l’uso di camion e furgoni per asportare la merce. Ma il momento ritratto dal video è quando già era stata compiuta una sorta di inchiesta sulla sicurezza della ditta. I ladri, a quel punto, sapevano tutto. Avevano un camion, un furgone di scorta, un magazzino nei pressi come luogo sicuro, e una squadra di uomini al lavoro.
Nelle immagini sotto invece vi è un magazzino di Cinisello Balsamo dove era stato stipato tutto il carico di televisori rubati a Desio. L’idea di fondo è quella di penetrare in un magazzino dimesso (in questo caso era in locazione) sostituire il lucchetto e abusivamente farlo diventare un posto di stoccaggio di merce rubata. Il 28 novembre la merce è stata recuperata.

Questo sotto invece è l’organigramma della banda che probabilmente, a lavori conclusi, intendeva rivendere tutto e magari portare la merce nell’Est Europa, dove la ricettazione può essere più semplice.

Gli inquirenti di Varese contestano il furto aggravato e continuato. L’aspetto interessante è che i carabinieri di Varese, del reparto operativo e della compagnia di Varese, hanno seguito come traccia l’analisi dei cellulari presenti la notte del 27 marzo in via Ca Bassa, durante il furto all’azienda varesina di pellami. Da quella traccia hanno individuato alcuni numeri di moldavi potenziali sospetti. Seguendoli, hanno capito che erano una banda. Li hanno ascoltati, grazie a dei gps posizionati sotto le autovetture, ma soprattutto li hanno seguiti durante lunghissimi appostamenti notturni. Le ronde dei malviventi, attorno alle fabbriche per individuare le prede, erano seguite sempre, a distanza, da ronde dei carabinieri di Varese.

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