Processo Lolita, il secondo grado assolve Motta e Papa
Ribaltata la sentenza di prima grado che aveva condannato i due architetti per corruzione insieme all'ex-capo dell'ufficio tecnico del comune di Gallarate Gigi Bossi. Il dirigente ha visto cambiare il reato in abuso d'ufficio
Processo Lolita, i giudici di secondo grado assolve gli architetti Federica Motta e Riccardo Papa, condannati in primo grado (qui l’articolo) rispettivamente a 4 anni e 6 mesi e 6 anni e 6 mesi per corruzione, e trasforma in abuso d’ufficio la condanna di primo grado per corruzione nei confronti dell’ex-capo dell’ufficio tecnico del Comune di Gallarate, Gigi Bossi, inizialmente condannato a 5 anni e 6 mesi e ora a 3 anni e 2 mesi. Per Motta e Papa l’assoluzione arriva con la formula del "non aver commesso il fatto" ma a Papa resta una condanna per peculato (1 anno e 4 mesi pena sospesa, ndr) in merito alla vicenda del piatto d’argento che avrebbe acquistato con i soldi dell’Ordine degli architetti. Male, invece, è andata per il Comune di Gallarate che era parte civile nel procedimento e il legale si è visto respingere il ricorso presentato per il risarcimento danni che già in primo grado era stato ridotto dalla richiesta iniziale di 1 milione di euro a 200 mila e ora stabilito dal secondo grado in 50 mila euro e con il pagamento delle spese processuali.
Il secondo grado, dunque, è foriero di soddisfazioni per i legali dei tre imputati che hanno portato a casa un sostanziale ribaltamento della situazione emersa dal collegio giudicante bustocco (leggi le motivazioni della condanna). Secondo il pm Roberto Pirro Balatto, titolare dell’indagine, a Gallarate tra il 2006 e il 2008 si sarebbe creato una specie di comitato d’affari che vedeva il vertice in Gigi Bossi, che era a capo dell’ufficio che decideva come e dove costruire, e subito sotto Riccardo Papa (allora a capo dell’Ordine degli architetti) e la fidanzata di Bossi, Federica Motta. Il sistema, che i giudici di secondo grado hanno ritenuto non provato, avrebbe portato gli imprenditori immobiliari ed edili ad assumere Federica Motta e Riccardo Papa come professionisti in cambio di velocizzazioni delle pratiche. «Il teorema accusatorio è stato smontato un po’ alla volta – commenta Federico Papa, che nel processo ha difeso Riccardo – i primi a farlo sono stati i giudici di Busto che hanno riqualificato il reato e adesso i giudici di Milano che non hanno ritenuto esserci alcun reato da parte di Papa e Motta, almeno. Per Riccardo resiste la condanna per peculato ma siamo sicuri che in Cassazione anche questa vicenda verrà chiarita».
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