I neodiciottenni scoprono Sarajevo, ponte tra Europa e Oriente
Il "viaggio della memoria" promosso dai tre Comuni per i ragazzi e le ragazze nati nel 1995 ha toccato la capitale della Bosnia Erzegovina: città vittima di un assedio di 4 anni, ma anche luogo d'incontro tra culture
Una città sospesa tra Oriente e Occidente, una città ferita dalla guerra ma oggi vivace e aperta al mondo: con il "Viaggio della memoria" del 2014 i neodiciottenni di Cunardo, Cugliate Fabiasco e Lavena Ponte Tresa hanno scoperto quest’anno Sarajevo, città simbolo dei conflitti che hanno dilaniato l’ex Jugoslavia negli anni Novanta, ma anche città di "confine" tra Est e Ovest.
Il "viaggio della memoria" è un’iniziativa ormai consolidata e meritevole: i tre Comuni della zona Nord della provincia promuovono ogni anno un viaggio per portare ragazzi e ragazze neodiciottenni sui luoghi simbolo della storia europea, finanziando anche in parte la spedizione a contatto con diversi Paesi del vecchio continente. Quest’anno il viaggio ha coinvolto
36 ragazzi e ragazze nati nel 1995, oltre ad un gruppo di accompagnatori tra cui i sindaci Angelo Morisi (Cunardo) e Pietro Roncoroni (Lavena Ponte Tresa) e gli assessori Pinuccia Mandelli, Paolo Bertocchi (Cunardo) e Omar Algisi (Cugliate Fabiasco). Sarajevo è il luogo del terribile assedio durato dal 1992-1996, ma è anche la città che – nel suo ricco passato e anche, con fatica, nel suo presente – testimonia la convivenza tra diverse etnie e religioni: basti pensare che solo nel corso della visita al centro storico è possibile imbattersi in tre moschee monumentali, due sinagoghe, due chiese ortodosse e una cattolica.
Nel corso dell’assedio gli edifici religiosi furono bersagliati dai nazionalisti serbi, che colpirono anche le due chiese ortodosse, che pure erano i riferimenti dei cittadini di origine serba che vivevano a Sarajevo: nel mirino dei nazionalisti c’era un’intera città, simbolo della convivenza possibile. Tra i luoghi visitati per capire cosa sia stato l’assedio della città è stato inserito anche il "tunnel della salvezza" (nella foto a sinistra), il passaggio (lungo 800 metri e alto 1,60 metri) che collegava la città assediata dalle truppe serbe con il territorio bosniaco libero e con il resto del mondo. Al di là della memoria dell’assedio, però, Sarajevo è anche una città che rinasce, pur con grandi difficoltà
(non ultime, quelle economiche): una città molto giovane, che sta ricostruendo molti edifici, tra cui la celebre biblioteca nazionale che fu bombardata e incendiata e da poco più di un anno è stata liberata dalle impalcature. Per capire qualcosa di più della realtà della Bosnia oggi la spedizione dei ragazzi di Cunardo, Cugliate Fabiasco e Ponte Tresa ha incontrato anche Stefano Stucci, primo segretario dell’ambasciata italiana a Sarajevo (nella foto, il momento in ambasciata). Infine, nel corso del lungo viaggio verso la città tra i monti sono state attraversate anche Slovenia e Croazia, sul nuovo "confine" dell’Europa Unita.
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