Gli svizzeri bocciano il “salario minimo”

I cittadini della Confederazione votano no e con il 77% respingono l'ipotesi di fissare una soglia minima di retribuzione. Stop anche all'acquisto di nuovi cacciabombardieri

Gli svizzeri dicono no al salario minimo di 22 franchi l’ora: il voto di domenica 18 maggio ha visto trionfare il no, che ha raccolto il 77% dei voti. Una posizione in controtendenza rispetto alla maggioranza dei paesi europei. In Ticino il "no" ha raccolto una percentuale decisamente inferiore alla media nazionale, il 68%. La proposta è stata comunque respinta in tutti i cantoni.
Con la decisione popolare odierna, la Svizzera rimane tra una minoranza di paesi in Europa: attualmente in 21 dei 28 dell’Unione europea vigono degli stipendi minimi fissati dalla legge. E nella maggior parte di quelli in cui non sono contemplati dalla legge, come in Italia, Germania e la maggior parte dei paesi scandinavi, i contratti collettivi di lavoro (CCL) coprono la maggior parte dei dipendenti e contengono disposizioni precise in termini di rimunerazioni. In Svizzera, invece, poco meno della metà dei dipendenti è coperta dai CCL e solo una parte di questi prevedono dei minimi salariali. L’iniziativa prevedeva uno stipendio minimo legale a livello nazionale di 22 franchi all’ora, che sarebbe equivalso a una rimunerazione mensile di circa 4’000 franchi per un tempo pieno di 42 ore settimanali. Sarebbe stato il salario minimo più alto del mondo.

Un’altra consultazione di giornata riguardava il tema della difesa: con il 53,4% di «no», i cittadini svizzeri hanno respinto domenica l’acquisto di 22 cacciabombardieri Saab Gripen, destinati a sostituire gli F/A-18 Hornet, acquistati dopo analogo referendum nel 1993 (che diede esito favorevole). Quella di oggi è una delle rare volte in cui le decisioni di governo e parlamento sono sconfessate dal popolo su una proposta che riguarda l’esercito, era successo in passato ad esempio sulla partecipazione dei soldati di Berna alle operazioni sotto l’egida dell’ONU. In questo caso le differenze tra Cantone e Cantone sono state significative, con la vittoria del "sì" nella Svizzera centrale e orientale e la netta affermazione del "no" nei cantoni della Svizzera Francese. Più sfumata la posizione in Ticino, con il 54,7% che ha votato contro i nuovi cacciabombardieri.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Maggio 2014
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