Dentro gli “Harry Potter studios”

Il racconto della visita nei grandi studi cinematografici dove sono state realizzate le riprese della saga del maghetto più famoso degli ultimi anni

Se mai vi siete appassionati alle avventure del maghetto che ha segnato un’intera generazione, se il vostro cuore ha battuto per lui, se il terrore e l’angoscia, la magia e il sollievo vi hanno sconvolto seguendo Harry Potter e i suoi amici, allora c’è un posto per voi, una casa, un santuario. Poco fuori Londra, già in aperta campagna, si trova il mastodontico fabbricone grigio di un ex industria, ma con qualcosa che lo distingue e lo rende unico in tutto il mondo: la scritta saettante “Harry Potter studios“, che svetta sul suo fronte.

Appena entrati, in una vastissima sala campeggiano le gigantografie dei protagonisti della saga, da Ginny Weasley a Draco Malfoy, da Hermione Granger a Albus Silente, e la famosa automobile Ford Anglia, color verde mare, del secondo film pende dal soffitto. Centinaia di fan si aggirano osservando ammaliati, ben attenti a non tralasciare nessun particolare della prima parte del loro viaggio nel mondo della Magia. Ci accoglie la proiezione di un breve filmato, in cui i tre attori Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint (rispettivamente Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley) sono davanti al portone di Hogwarts e invitano noi poveri “babbani ” a entrare nel castello con loro. È qui che inizia la vera magia: lo schermo si solleva, e dietro appare l’entrata del castello, lo stesso portone del filmato, i muri e i gargoyle che, minacciosi, sorvegliano l’entrata.

Spalancate le porte ci troviamo nella sala grande, che, accidenti, è però molto più piccola di come risulti nel film, con i tavoli delle quattro case, apparecchiati per la cena e, in fondo, il tavolo dei professori che domina su tutta la sala, con i costumi originali dei maghi e del preside, ognuno al loro posto. È proprio a partire dai costumi e dai piccoli oggetti che, questo posto, tanto simile al film, risulta qualcosa di totalmente diverso. Presto infatti ci accorgiamo che gli ambienti tanto amati in cui si svolgono le scene del film, il castello, il bosco, il lago nero, l’arena del Quidditch, niente di tutto ciò esiste: sono il frutto della ingegnosa manualità e competenza dei tecnici del green screen. Le scene principali sono infatti state girate in ambienti immersi totalmente verdi e successivamente elaborate in digitale, con l’ausilio della grafica computerizzata.

Pochi sono gli ambienti reali, serviti da scenografia al film e ancora visitabili: oltre alla sala grande, abbiamo la stanza comune dei Grifondoro, il dormitorio di Harry e Ron, l’aula di pozioni di Piton e Lumacorno, l’ufficio disgustosamente rosa della Umbridge, l’ufficio di Silente e una parte del ministero della Magia. Ambienti piccoli, quasi in miniatura, molto diversi dalle maestose e imponenti ambientazioni del film. Nonostante ciò il set mantiene intatto il suo fascino: migliaia di oggetti riempiono le tre ali del prefabbricato, libri di magia e incantesimi assieme agli utensili polverosi della stanza delle necessità, alla mappa del Malandrino, alle scope del Quidditch, al costume di Hermione del ballo del ceppo, insieme a quello di Cho Chang e dei quattro campioni del torneo tre maghi.
Ci sono anche gli stravaganti vestiti di Luna Lovegood e le spaventose maschere dei mangiamorte, il mantello dell’invisibilità e i sette horcrux, il manto nero di Voldemort e la barba bianca di Silente. All’aperto, nella seconda parte del tour, incontriamo il Nottetempo, famoso bus a tre piani per soli maghi, la tomba dei Riddle, che è sfondo dell’omicidio di Cedric Diggory e prigione temporanea di Harry Potter nel Calice di Fuoco, il ponte che Neville Paciock fa saltare in aria nel settimo film parte due, la squallida casetta numero 4 di Privet Drive, dimora degli scontrosi zii del maghetto, e la famosa villetta dei Potter, diroccata e parzialmente esplosa, reliquia e memoria dell’assassino che vi è stato compiuto, e del miracolo che ha segnato per l’eternità il Prescelto e la disfatta del Signore Oscuro. L’ultima parte degli Harry Potter Studios è la più diversa e forse, da un certo punto di vista, la più interessante.

Si procede per un lungo corridoio dove sono man mano sono esposti tutti i trucchi cinematografici e tecnologici del film: la mandragole urlanti della Camera dei Segreti, il neonato sanguinante e tremante col volto di Voldermort, la versione Lupo Mannaro del Professor Lupin, ma persino dell’affettuoso Hagrid si scopre che è un robot: un gigantesco burattino al cui interno vi è un attore, e il volto è una maschera. Dopo aver svoltato infiniti angoli, il corridoio sembra concludersi, e i “babbani” si avviano desolati a quella che pare l’uscita, ma è qui che li attende la più stupefacente delle sorprese: una vastissima stanza, interamente occupata da una riproduzione nei minimi dettagli di tutto il castello, dei boschi che lo circondano e del lago. Nella stanza aleggia una musica tenue ma nitida, ascoltandola risuonano le dolci note dell’inno di Hogwarts, le stessa che fanno da colonna sonora ai sette film. Una passerella sopraelevata circonda la struttura, e le mura gotiche sono illuminate da luci alterne chiare e scure, per rendere l’effetto del passaggio tra giorno e notte, estate e inverno.

Lasciandomi gli Studios alle spalle, penso che forse è il caso di rettificare quanto detto prima: questa non è ne la riproduzione ne la finzione di qualcosa che non c’è. Questi, proprio questi e non altri, sono i luoghi dove sono nate stupefacenti avventure, amori impossibili, alleanze insospettabili. Qui erano nascosti la pietra filosofale e il terribile basilisco. Qui sono morti Silente e Piton, Fred e Lupin, Tonks, e centinaia d’altri. Questo è Il castello, non ha nessuna importanza il fatto che non sia un luogo fisico reale: questa è Hogwarts, e lo rimarrà per sempre, forse perché esiste una proprietà transitiva tra la Magia e il cinema quando l’immaginazione diventa realtà. Ma non l’abbiamo sempre saputo?

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Pubblicato il 19 Luglio 2014
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