Il carrozziere che beveva l’acqua del lago

La superficie verde e melmosa dello specchio d’acqua stimola i ricordi dei “vecchi” fra aneddoti e storie: “Mai visto così tante alghe”

cazzago brabbia algheUn giorno parla la scienza, coi dati, un giorno la memoria, coi ricordi. Allora può capitare che all’indomani del bollettino medico del Lago di Varese fornito dalla Asl, alle 4 del pomeriggio di un mercoledì qualunque al bar della darsena ci siano quattro cristiani, due cani, e quindi alcune bocche da cui escono storie di 45 quaglie abbattute con una sola fucilata, undici chili di pesce persico pescati in poche ore, e «dell’acqua del lago, che io bevevo».
Alt. In che senso “beveva” l’acqua del lago? Dall’altra parte, chi ha pronunciato questa frase cerca di tirarsi su dalla sedia col fare di chi non ha dubbi: si chiama Carlo Inversini, classe 1932, di professione pensionato dopo una vita da carrozziere, una guerra appresa con le campane suonate a martello e la quinta elementare prima del lavoro in officina.
cazzago brabbia alghe«Sì, io l’acqua del lago l’ho bevuta, e tante volte – racconta Carlo – . L’ho bevuta mentre pescavo a tirlindana, moltissimi anni fa, tirandola su col “balotto” direttamente dalla barca (era una specie di secchio che serviva per sbarazzarsi dell’acqua che entrava in barca durante le battute di pesca nda). Un po’ ne buttavo fuori, un po’ la bevevo: non mi è mai successo nulla, del resto, erano altri tempi».
L’argomento, e il motivo della visita è lì, a pochi metri. Tutti guardano in quella direzione. E tacciono. Poi: «No, non ho mai visto il lago conciato in questo modo – continua Carlo Inversini – . Io non ho mai fatto il pescatore professionista, ma di lago me ne intendo: ci sono sempre venuto a pescare, ho sempre frequentato le sue rive, fin da quando ero piccolo: ho visto nascere tutti i pescatori del lago, che un tempo erano una quindicina, oggi ne sono rimasti solo cinque. Devo dire che le alghe sono sempre state un fenomeno naturale. Ricordo ad esempio nel periodo delle tinche l’uso del “bartavello”: si faceva uno spazio fra le alghe, così da permettere al pesce di passare in quel punto e poi lo si prendeva. Oppure mi ricordo il periodo delle castagne di lago (anche se non sono alghe, ma piante nda): le “lagane” le andavamo a prendere a Capolago: erano buone da mangiare. Le alghe qui ci sono sempre state. Ma così il lago non l’ho mai visto, non mi ricordo di un anno peggiore di questo».cazzago brabbia alghe
Il tema di fondo, in queste storie a base di lago e saggezza popolare è sempre quello, e da tempo: l’impressione che qualcosa stia cambiando dal punto di vista del clima. Dalle rondini, che sono sempre meno; alle quaglie, scomparse da anni, che nelle rive erbose nidificavano, a questa maledetta melma che ammorba le rive e le canne, una volta usate nell’edilizia per fare le solette delle case e ora rigogliose lungo le rive, invase dalle chiazze marroni.
Se ne andranno? Di solito scompaiono quando arriva il vento, dicono lì al bar della piazzetta, anche se questa volta il dubbio rimane. Si spera che siano i temporali, e il vento, a occuparsi di fare pulizia in questo lago che ha regalato in poche ore ad un pescatore sportivo quattro “gobbi”. Di fronte a lui, la darsena piena di alghe; dietro un barcone che ha portato in secca una montagna di materia verde che appare però come una goccia nel lago.
«E lo scriva, che le cose che ho raccontato son tutte vere», dice Inversini, tornando di vedetta al tavolino del bar.

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Pubblicato il 10 Settembre 2014
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