Meno sprechi se il frigorifero comunica con le carte fedeltà
Ai Venti dell'innovazione si è parlato di spreco alimentare. Il distretto SiFooD mette insieme aziende, enti e università per dare soluzioni al mercato, ma la grande distribuzione non ha ancora aderito
Lo spreco alimentare è un problema che ha tra le sue principali cause l’ignoranza del consumatore finale. È stato calcolato che il cibo gettato ogni anno dagli italiani nella pattumiera equivale a una cifra che oscilla tra i 7 e i 9 miliardi di euro, per un totale di un miliardo e 300 milioni di tonnellate di alimenti, di cui un buon 40 % è attribuibile alla famigerata casalinga di Voghera (è un modo di dire giornalistico). Se si ragiona su scala globale, va da sè che questa montagna di cibo sprecato diventa un’intera catena montuosa, situazione che giustifica la preoccupazione manifestata dalla Fao (Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) circa la crescita esponenziale della domanda di cibo nel mondo.
La Camera di Commercio di Varese ha dedicato a questo argomento una sessione dei “Venti dell’innovazione“, partendo da due considerazioni: sul territorio è presente SiFooD, associazione capitanata dalla multinazionale Whirlpool e formata da un pool di imprese attive nella filiera alimentare, scienziati ed enti pubblici che mettono a disposizione competenze e conoscenze per dare delle soluzioni al mercato; a meno di mezzora di viaggio dalla basilica di San Vittore si terrà Expo2015 dedicata al tema “Sfamare il pianeta“. E forse, per iniziare a farlo, bisogna partire proprio dagli sprechi.
«Parlerò con il cappello di SiFooD e non con quello di Whirlpool, il cui ruolo è fare da collettore di altre competenze – ha detto Mauro Piloni, presidente dell’associazione e manager della multinazionale americana – perché in questo progetto ci sono una serie di aziende che hanno deciso di investire tempo, conoscenze e risorse per creare un forte senso di ecosistema e di responsabilità sociale su un argomento delicato come il cibo».
(foto sopra, da sinistra: Osvaldo Bosetti e Mauro Piloni al termine dell’incontro alle Ville Ponti)
La ricerca applicata ha un ruolo insostituibile per l’efficienza di questo ecosistema. La collaborazione tra Moxoff srl, spin-off del Politecnico di Milano formato da un gruppo di ingegneri e matematici, e Thusia srl, società di consulenza specializzata nella sicurezza alimentare, punta a creare nuovi servizi e prodotti mettendo in relazione competenze specifiche del settore alimentare con la ricerca matematica utilizzata anche in altri campi, come ad esempio quello biomedicale. «Sfruttare i risultati della ricerca – spiega Laura Azzimonti di Moxoff- genera innovazione nel mondo dell’industria, dell’ingegneria e delle scienze della vita con ricadute positive in ogni ambito sociale. Ad esempio, partendo da un modello matematico elaborato per il sistema cardiovascolare, abbiamo contribuito a trovare la soluzione per il packaging utilizzato nelle confezioni di latte».
Individuare soluzioni e tecnologie che riescono a migliorare la tenuta del cibo è il compito che si è dato il Consorzio di scienze e tecnologie dei materiali, al quale aderiscono ben 46 università italiane, e di cui fa parte anche Alberto Cigada, docente del Politecnico di Milano. «Il nostro obiettivo è riuscire a individuare tecnologie utili contro lo spreco alimentare – dice Cigada -. Stiamo parlando di packaging intelligente e attivo, materiali in grado di rilasciare sostanze che allungano la vita dei prodotti oppure di assorbire le sostanze nei processi di marcescenza».
Ogni consumatore ha avuto a che fare con il caso della mela bacata che fa marcire anche le altre, ma se si è in grado di catturare l’etilene che viene sviluppato dal frutto “malato” si evita anche il processo degenarativo degli altri. Stesso discorso vale per gli sbalzi termici, più si evitano e più si allunga la vita utile di alcuni prodotti, soprattutto di frutta e verdura, considerato che il 50% degli sprechi riguarda proprio i cibi freschi.
In Italia ci sono molte industrie che sviluppano tecnologie sul packaging. Una di queste è la Goglio di Daverio, azienda di 1600 dipendenti, di cui 650 in Italia, con filiali in Usa, Cina ed Europa specializzata, appunto, nel packaging innovativo. «Noi non produciamo qualcosa che c’è già – puntualizza Osvaldo Bosetti – ma sviluppiamo tecnologie e processi per spostare i mercati su nuove soluzioni, orientandoci su materiali meno impattanti per l’ambiente e, nel caso del cibo, che ne migliorino la conservazione. Quindi SiFooD per noi rappresenta un’opportunità».
L’esperienza bolognese di Last minute market è un esempio virtuoso perché mette insieme innovazione logistica, attenzione al sociale e rispetto dell’ambiente. «Il progetto nasce nel 2003 – racconta Luca Falasconi dell’università di Bologna – con lo scopo di ridurre lo spreco in tutte le sue forme attraverso la valorizzazione dei beni invenduti dalla grande distribuzione organizzata con effetti positivi dal punto di vista ambientale, sociale, economico e nutrizionale».
Contro lo spreco alimentare sono strategiche le informazioni relative al prodotto e soprattutto la loro disponibilità. Secondo Simone Parrotta di Holonix srl, Internet delle cose, come i frigoriferi intelligenti e le relative applicazioni per smartphone, possono dare un grande aiuto al consumatore finale informandolo sulla scadenza dei prodotti. «Se facciamo interagire i dati contenuti nelle carte fedeltà – spiega Cigada – con il frigorifero intelligente eviteremmo molti sprechi, così come sarebbe utile inserire nel codice a barre la data di scadenza del prodotto. Ricevere un messaggio del tipo: “Lei ha comprato l’insalata tre giorni fa, forse è meglio se la mangia, piuttosto che gettarla” darebbe una bella mossa al consumatore».
Il cerchio si chiuderebbbe se a SiFooD aderisse anche la grande distribuzione organizzata perché in possesso di tutte le informazioni relative ai prodotti acquistati dal singolo consumatore. «La catena di supermercati Tigros – conclude il docente del Politecnico – sarebbe per noi un partner perfetto perché è sul territorio, è capillare e ha una dimensione interessante».
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