I soci di Accam sanciscono la fine dell’inceneritore

La maggioranza dei soci ha votato per la chiusura dell'impianto di via Arconate entro il 2025. Via libera al percorso per realizzare la fabbrica dei materiali e l'impianto per l'umido in un altro dei comuni soci

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Busto Arsizio cambia pagina e comincia ad accomiatarsi dall’inceneritore che per 40 anni ha fatto ombra sulla città con i suoi camini e il loro pennacchio di fumo. A ratificare la svolta nella politica di gestione del rifiuto sono stati i 27 comuni soci del consorzio Accam riuniti in assemblea lunedì sera.Davide ha battuto Golia, i 14 piccoli comuni che volevano lo spegnimento dell’inceneritore hanno portato dalla loro parte due amministrazioni di peso come Gallarate e Legnano, inizialmente orientate verso la ristrutturazione di una linea di incenerimento, e sono riusciti a cambiare completamente la linea politica sui rifiuti si un bacino di 450 mila abitanti. Il voto in assemblea dice che il 53% si è espresso a favore della chiusura dell’inceneritore e per la realizzazione della fabbrica dei materiali e di un impianto dell’umido, il 32% si è astenuto (compreso Busto Arsizio, ndr) e il 15% a votato a favore del revamping.

Fuori dai cancelli di Accam c’erano i lavoratori di Europower, la società che ha vinto l’appalto per il revamping, e dell’inceneritore con il delegato della Fiom Mario Pagani per chiedere la tutela dei posti di lavoro. Oltre ai lavoratori era presente anche un gruppo di rappresentati dei comitati e dei 5 Stelle per sostenere la linea dello spegnimento dei camini. Vista l’aria che si respirava fuori dai cancelli i sindaci hanno deciso di chiudere l’assemblea agli esterni e anche il deputato Ivan Catalano e la senatriceLaura Bignami hanno dovuto stare fuori insieme ai giornalisti.

All’uscita la notizia, quasi inaspettata, del voto per lo scenario che prevede lo spegnimento. La mediazione raggiunta prevede che il Comune di Busto Arsizio mette a disposizione il sito di via Arconate fino al 2025, come da attuale convenzione, ma solo per l’incenerimento. Nel frattempoprenderà il via l’iter per l’individuazione di un sito che possa ospitare i due nuovi impianti (almeno due le candidature tra i comuni soci, ndr) e la costruzione degli stessi. In questo modo i posti di lavoro in Accam saranno tutelati ancora per qualche anno e nel frattempo si chiederà a Regione Lombardia un’autorizzazione provvisoria per continuare a incenerire rifiuti con qualche intervento di manutenzione straordinaria per mantenere le emissioni all’interno dei parametri dettati dalla legge.

Soddisfazione è stata espressa principalmente dai sindaci dei 14 comuni contro il revamping e dai rappresentanti dei comitati come Adriano Landoni (da sempre in prima linea contro l’inceneritore), gli esponenti dei Cinque Stelle e dai due parlamentari ex-m5s ma convinti sostenitori della politica rifiuti zero. Sorriso anche sul volto dell’assessore all’ambiente di Busto Arsizio Alberto Armiraglio che – al di là dei tentennamenti della giunta Farioli sul tema – non può che ammettere «di essere contento del fatto che Busto non sarà più il luogo di raccolta ed eliminazione dei rifiuti di tutta l’area». Festeggia ancheMarco Cirigliano di Sel che dichiara di «esser felice di dar parte di una decisione storica». Nel giro di 6 anni, dunque, si è passati da un investimento da 40 milioni di euro per rinnovare completamente l’inceneritore (e farlo funzionare ben oltre il 2025, ndr) alla prospettiva di chiusura ormai certa con l’avvio di una nuova politica di gestione dei rifiuti.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Marzo 2015
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