“La mafia ha cambiato abito ma non sistema”

Rita Borsellino è stata ospite della scuola Pellico. Dal palco del teatro ha esortato gli alunni a diventare "sentinelle di legalità" perché ognuno deve compiere il proprio pezzo

Da oltre vent’anni incontra i ragazzi: dai bambini delle materne sino agli adolescenti delle superiori. Instancabile, racconta la vita di suo fratello Paolo, la sua memoria, il suo senso del dovere e la sua lotta per la legalità. Così, questa mattina, mercoledì 1 aprile, Rita Borsellino è salita sul palco del teatro UCC per parlare agli alunni del comprensivo Pellico, ospite della dirigente Anna Rita Politi e di Giuseppe Musolino referente per l’associazione “un’altra storia”.

« Non è un fardello raccontare la memoria di mio fratello – ha spiegato – ma è per me un obbligo condividere con tutti, perché tutti possano attingere al suo bagaglio civico e morale».

Per un’ora e mezza, la donna ha raccontato la vita del giudice Borsellino: «ha dimostrato sin da bambino, nell’ambiente scolastico, la sua avversione alle ingiustizie, la sua voglia di difendere i più deboli».

Dopo tanti anni, Rita Borsellino conserva ancora la volontà di cambiare il sistema, nonostante gli intoppi, le sconfitte e le evidenti violazioni della Carta Costituzionale: « Ogni volta che volevo gettare la spunta mi confortava l’idea di andare in una scuola, dove poter ricominciare a costruire il futuro. Davanti allo scempio occorre reagire. Paolo diceva sempre che ognuno è chiamato a fare la sua parte per quello che deve, può o sa fare. È il non fare niente che determina la sconfitta». rita borsellino

« Voi siete le sentinelle della democrazia – ha ammonito Borsellino – dovete difendere la libertà. È una cosa che vi appartiene ma che va tutelata. Libertà vuol dire non avere paura,perché è la paura che ti condiziona e ti toglie la capacità e la volontà di affrontare con coraggio le situazioni. Paolo non era un eroe, ma un uomo normale con grande gioia di vivere, conosceva la paura ma non si è fatto condizionare. Nemmeno quando apparve evidente il suo destino, dopo l’uccisione di Giovanne Falcone. Lui fu lasciato solo e fu questo isolamento a ucciderlo».

Rita Borsellino ha portato la sua battaglia anche al Parlamento europeo: « Finalmente si discute e si tratta anche a Bruxelles di questo fenomeno. Nella sola Europa si contano 40 mafie a cui si aggiungono quelle extra europee. Cosa Nostra nacque nell’indifferenza dello Stato subito dopo l’Unità d’Italia e così si è sviluppata. Ancora oggi domina in tutti quegli ambienti degradati delle periferie dove non c’è cultura , non ci sono istituzioni e non c’è famiglia. Ma vi sbagliate se ritenete che i mafiosi siano solo quelli che vanno in giro con la coppola e la lupara. Oggi sono manager, uomini d’affari che si accordano con parti dello Stato. L’economia italiana sta soffrendo tantissimo l’intrusione del sistema mafioso, perché quei soldi immessi nel mercato uccidono gli imprenditori onesti. È un sistema colluso con le istituzioni che un’altra parte di Stato cerca di combattere. Tutti noi dobbiamo capire chi si muove nell’ombra e nell’illegalità:guardate al fine delle azioni e non all’abito di chi le compie. La caratteristica della mafia è il suo legame stretto con il territorio, la sua capacità di trovare interlocutori. In Sicilia viene chiamata omertà: ma non  è una nostra peculiarità. In altre parti si chiama paura: si diventa conniventi perché non ci si sente abbastanza protetti dallo Stato. Ma se il dovere della denuncia entrasse nel nostro DNA, sarebbe tutto più semplice e loro avrebbero meno strumenti per spaventarci».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Aprile 2015
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