Ospedale, la battaglia del bar
L'azienda ha messo a gara la gestione, ma la commissione è in ritardo. Il Cral ha fatto causa civile e ricorso al tar. E ha dalla sua parte i 3mila soci

Sulla carta, oggi è l’ultimo giorno di vita per l’attuale gestione del bar dell’ospedale di Varese. Lo scorso anno l’azienda ospedaliera inviò una lettera al Cral, l’associazione dei lavoratori dell’ospedale di Circolo (3mila soci), in cui si spiegava che la gestione del bar, e del piccolo market, era stata messa a gara, e che entro il 30 aprile, gli attuali responsabili, avrebbero dovuto sgomberare i locali. Questa mattina, invece, il bar è ancora in funzione, i caffè sono stati bevuti, e il market, da anni gestito dal Cral, è regolarmente aperto.
(nella foto, il dg Callisto Bravi)
Gara d’appalto in ritardo
Il Cral ha fatto ricorso al Tar e al tribunale civile «Ci siamo appellati alla legge – spiega il presidente del Cral Bruno Nicora – perchè crediamo che l’azienda abbia preso una decisione sbagliata». Il direttore generale Callisto Bravi precisa: «Non c’entra nulla il ricorso – afferma – la gestione del bar è stata messa a gara, ma la commissione sta ancora valutando le offerte ricevute. C’è un ritardo e ci sarà una proroga, ma confermo la volontà dell’azienda di procedere su questa strada. Noi non abbiamo elementi perché non si debba andare avanti».
Dal 1945
La guerra giudiziaria tra ospedale e dipendenti non è una vicenda banale. E’ uno scontro tra un’istituzione molto amata, nata nel 1945, che è garantita dallo statuto dei lavoratori, e che gestisce il bar offrendo a tutti i dipendenti il 25% di sconto su consumazioni e prodotti. Con i soldi ricavati da quelle consumazioni, la cooperativa paga 11 stipendi ai baristi, organizza attività mutualistiche per i dipendenti e le loro famiglie, ma soprattutto fa beneficenza: la biblioteca dell’ospedale del Circolo della bontà, ad esempio, presentata come un vanto dall’azienda, è stata finanziata con 25mila euro dal Cral stesso, e anche in altre occasioni i lavoratori hanno messo mano al portafoglio per aiutare l’ospedale.
E’ per questo che la decisione dell’azienda di cacciare la cooperativa del Cral viene vista come un tradimento in famiglia da dipendenti, ex dipendenti e anche da tanti medici. «Non voglio fare polemica – afferma il presidente Nicora – ma questa vicenda ci ha dato molto sconcerto. Il bar è una cooperativa e non è a scopo di lucro, ha 11 dipendenti, e aiuta circa 3mila soci. Abbiamo fatto tanto per questo ospedale, e solo con l’ultima dirigenza ci è stato comunicato che dovevamo andarcene».
Le cause in tribunale
La querelle si è trasferita nelle aule giudiziarie. Il Cral si è rivolto all’avvocato Mario Speroni: «Il nostro ricorso al Tar si basa su vari punti di diritto – spiega – in particolare, riteniamo che l’azienda non avesse l’obbligo di mettere a gara il servizio poiché non si tratta di un bar commerciale come altri, bensì di un servizio interno tra i soci. Mi spiego, i fruitori sono i dipendenti e soci del Cral. Il servizio – continua l’avvocato – é anche aperto ai degenti e ai loro familiari, ma non agli esterni tout court. C’è un cartello con il divieto di ingresso al pubblico, e siccome si tratta di un rapporto che è previsto da varie norme, tra cui lo statuto dei lavoratori, e da tutta una disciplina speciale legata ai Cral ospedalieri, non va considerata una attività economica in senso stretto. Non deve essere affidata con gara, ma dev’essere data in concessione».
La vicenda è approdata anche al tribunale civile di Varese: l’avvocato Speroni ha fatto causa all’ospedale, lamentando tra l’altro il fatto che era stata l’azienda stessa a chiedere al Cral di trasferire il bar al piano terra del monoblocco; dunque, la cooperativa ha dovuto sostenete ingenti spese, si parla di circa 200mila euro, per aiutare l’ospedale nelle sue richieste.
Il futuro
Che succederà? Il vero nodo è questo: era necessario fare quel bando di gara, o si poteva tenere il servizio in concessione? «Era necessario – ribadisce il dg Callisto Bravi – il collegio sindacale ha chiesto, su questo tema, un parere pro veritate a un avvocato, e la risposta è stata che bisogna espletare la gara». L’avvocato del Cral, Speroni, contesta però questa visione. «Non era necessario, come dicevo quel bar è gestito da una cooperativa per conto del Cral che ha come scopo una mutualità prevalente, e c’è una sentenza del Tar del Lazio sul bar dell’ospedale Umberto I che ci da ragione».
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