Nuovo codice appalti: per dare alle pmi le occasioni che si meritano

Davide Galli, presidente di Confartigianato, prende posizione su un tema che potrebbe cambiare il futuro di migliaia di aziende

confartigianato generiche

«Un milione di appalti assegnati ogni anno valgono circa il 15% del Pil ma solo il 30% è realizzato dalle piccole e medie imprese. In pratica uno su tre. Il dato che più fa riflettere, però, è legato ai tempi di realizzazione delle opere pubbliche nel nostro Paese: dalla progettazione alla consegna possono passare fino a 14 anni. Purtroppo un tempo inaccettabile che, spesso, non coincide nemmeno con la chiusura del cantiere ma lascia, sul territorio, mostri di cemento e silenzio».

A dirlo è Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese, all’indomani dell’approvazione del Consiglio dei ministri del nuovo Codice Appalti (che ora dovrà incassare i pareri del Consiglio di Stato, delle Regioni e delle Commissioni Parlamentari competenti) che, si augura Confartigianato, possa risollevare il comparto delle Costruzioni da un crollo verticale che lo interessa da poco dopo la grande crisi economica del 2008.

Secondo dati Istat 2015, nell’eurozona anche lo scorso anno il settore ha chiuso in negativo (-1%) e in Italia il calo della produzione ha raggiunto quota 1,9%. Cattive notizie anche dall’Ufficio studi di Confartigianato: negli ultimi tre anni il mix del calo della domanda, dello spread sui tassi di interesse e del boom della tassazione immobiliare ha colpito il settore delle costruzioni in Italia molto più che nelle altre economie europee.

«Il nuovo Codice degli Appalti potrebbe cambiare le cose colpendo da subito il male delle “opere incompiute e della corruzione” – incalza il numero uno di Confartigianato Varese – mettendo mano al  “sistema del massimo ribasso” e agendo sull’impossibilità, fino ad oggi, di premiare nelle gare pubbliche le imprese che usano manodopera locale. Poi c’è il sostegno agli appalti a “km zero”, legati al territorio dove sono aperti i cantieri”».

Tre sono dunque i concetti che dovranno essere adottati dal codice: semplificazione, innovazione e trasparenza. Quella che dovrà essere la “rivoluzione copernicana” del nuovo codice appalti aprirà nuove strade per le piccole imprese, lavorando di più sulla fiducia da dare alle aziende di minori dimensioni e sulle competenze  – altra parola chiave del nuovo testo – della Pubblica Amministrazione. »Ricordiamoci, poi, che la qualificazione è il futuro per il nostro Paese – conclude Galli – ma in Italia mancano ancora gli strumenti più corretti a livello normativo e fiscale. Sotto questo punto di vista dovremmo copiare dall’Inghilterra o dagli Stati Uniti, dove alle aziende che qualificano zone e quartieri particolari vengono riconosciuti sgravi fiscali».

Secondo Confartigianato, i punti sui quali si dovrebbe concentrare il nuovo codice sono: l’obbligo, da parte della stazione appaltante, del pagamento diretto dei subappaltatori alle microimprese e in caso di inadempimento da parte dell’appaltatore o su richiesta del subappaltatore; la suddivisione in lotti di lavorazione o prestazionali per garantire alle micro e piccole imprese l’effettiva possibilità di partecipare agli appalti; la restituzione alle imprese della libertà di scelta del contratto da applicare; misure premiali per i concessionari che coinvolgano le piccole imprese negli appalti; l’applicazione dell’istituto dell’avvalimento (cioè nella possibilità, riconosciuta all’ operatore economico, di soddisfare la richiesta relativa al possesso dei requisiti necessari per partecipare ad una procedura di gara, facendo affidamento sulle capacità di altri soggetti e ciò indipendentemente dai legami sussistenti con questi ultimi); la possibilità di ricorso generalizzato al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; l’esclusione del ricorso al solo criterio del massimo ribasso per le gare ad alta intensità di manodopera; la riduzione degli oneri documentali a carico delle imprese in un’ottica di semplificazione.

 

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Pubblicato il 09 Marzo 2016
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