Sabatini-Bronzi, mani pulite e l’avvento della Lega Nord
Al timone della città negli ultimi anni della Prima Repubblica (il sipario calò nel 1992) un sindaco Dc e uno Psi. Poi arrivò il terremoto di "mani pulite" che azzerò i partiti mentre la Lega, ancora lombarda, faceva i primi passi
Al timone della città negli ultimi anni della Prima Repubblica (il sipario calò nel 1992) Sabatini e Bronzi, Dc-Psi, furono sindaci con giunte molto simili come composizione, aperte in particolare alla collaborazione dei tradizionali partiti laici. Erano due liberi professionisti: quando si scatenò la bufera nazionale dei finanziamenti illeciti ai partiti e affiorò che le centrali romane dei rastrellamenti a Varese avevano affidato ai sindaci un ruolo di primo piano, da noi si scatenarono le illazioni, in molti indicarono i nostri sindaci addirittura come copia conforme del mitico Paperon dei Paperoni. Rimasero invece per primi sorpresi gli inquirenti: dopo ricerche e una serie di controlli poterono accertare che per se stessi i due sindaci nell’arco di 7 anni non avevano trattenuto nemmeno un centesimo. (nella foto il pool di Mani pulite)
I conti correnti e le proprietà, per chi le aveva, erano perfettamente in linea con la loro attività professionale. Il fatto di avere interpretato il ruolo di semplici postini o, visto che siamo gente di frontiera e ricordiamo bene le vicende di confine, quello di passatori diminuì agli occhi dell’opinione pubblica le loro responsabilità, ma fu il loro un ruolo assolutamente contra legem, conseguenza delle tangenti da tempo istituzionalizzate da una politica talmente corrotta che non si levò una sola voce in Parlamento quando Craxi durante una storica seduta ricordò che tutti i partiti, nessuno escluso, erano coinvolti in vicende finanziarie non esemplari.
Io colgo l’occasione di questa stringatissima ricostruzione delle cronache civiche dal 1946 in poi per inquadrare per ricordare anche notevoli insistenze nelle indagini per questa vicenda forse tese a verificare eventuali implicazioni di personaggi milanesi. Insistenze pagate duramente da chi era indagato e di riflesso dai suoi cari.
Fregare gli italiani non è mai facile: si seppe infatti che le imprese che dovevano pagare dazio alla politica si organizzarono in modo tale che ci fosse lavoro per tutti e che non si dovesse patire più di tanto con le tangenti. Forse anche per questo motivo il giudice Mancini a conclusione di una lunga e complessa inchiesta e del conseguente processo affermò che sul banco degli imputati c’era posto anche per chi si faceva corrompere volentieri.
Là città ha riaccolto da tanto tempo i due ex sindaci che come tali avevano svolto la loro attività istituzionale mirata essenzialmente a rendere più vivibile il centro cittadino e gli accessi e gli attraversamenti della città. La grande crisi si avvicinava ma non era ancora esplosa e si usava l’auto anche per fare compere vicino alla propria abitazione o per andare ad acquistare il giornale.
Sabatini con lo slogan “se Varese gira Varese respira” fece passare l’idea della piccola circonvallazione interna che aggira i parchi del centro e permette un più rapido collegamento all’autostrada per chi arriva da Sant’Ambrogio e da Masnago. Furono anni in cui l’edilizia andava alla carica per costruire ancora e inoltre in Consiglio comunale a volte si discuteva sino a tarda ora di problemi nazionali e internazionali: la riforma degli enti locali, affidata alle leggi Bassanini, sarebbe arrivata nel 1997, ma a conti fatti dopo averne vista l’applicazione, si può pensare che l’attività dei consiglieri comunali oggi sia molto limitata, non più creativa e di confronto politico come ai tempi in cui Varese trionfava.
Anche i mass media negli Anni 90 cominciarono a trasmettere ai varesini segnali di qualche preoccupazione: le difficoltà dello sport professionistico locale erano un significativo indicatore,depresso in particolare il basket che però con Edoardo Bulgheroni al timone della società nel 1999 avrebbe vinto il decimo scudetto tricolore.
Già prima del tramonto definitivo della Prima Repubblica si era affacciato alla scena politica italiana Silvio Berlusconi ma nel 1985 con Sabatini, che era all’inizio del suo mandato, in consiglio comunale entra entrato nelle file della Lega Lombarda Roberto Maroni, avvocato trentenne che l’anno prima non aveva partecipato alla fondazione del movimento, ma ne era in breve diventato un coordinatore; Maroni con Bossi avrebbe fondato invece nel 1989 la Lega Nord.
Per Sabatini la presenza leghista all’inizio non sarebbe stata un grande problema impegnati come erano i lombardi a diffondere i loro proclami antimeridionalistici con un prorompente Leoni: fu una pacchia per noi giornalisti. Maroni invece fu molto più politico, fece tesoro della piccola esperienza assembleare e quando approdò in Parlamento sette anni dopo, era già ben collaudato ; da ex incendiario, fu un bel sessantottino, sarebbe diventato il pompiere n.1, cioè ministro dell’Interno.
La staffetta Sabatini-Bronzi, già nell’aria anni prima, ci fu nel ’90: fu un mandato molto breve quello di Bronzi, infatti sarebbe arrivato il terremoto. La gestione di Varese continuò nel solco di quella di Sabatini con alcune accentuazioni “progressiste” non particolarmente apprezzate dai cittadini che evidentemente della Sinistra a Palazzo Estense avevano collezionato ricordi non positivi. Non sapevano i varesini che, alla caduta della giunta Bronzi, sia pure per appena 13 giorni, avrebbero avuto un comunista come vice sindaco.
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