Casa Onesimo, l’accoglienza che funziona nonostante le norme
L'altra realtà di accoglienza cittadina è in via Lega Lombarda dove le cose sembrano funzionare decisamente meglio rispetto a via dei Mille. Qui la gestione è affidata alla cooperativa Intrecci
Dopo aver visto come vivono i richiedenti asilo all’interno del Centro di Accoglienza di via dei Mille, al centro delle proteste di questi giorni, abbiamo deciso di vedere come funziona un centro più piccolo, sempre a Busto Arsizio: Casa Onesimo di via Lega Lombarda, gestito dalla cooperativa Intrecci.
Qui 20 profughi e alcuni detenuti del carcere di Busto Arsizio convivono da diversi anni. Al nostro arrivo non troviamo volti tesi, occhi annoiati o braccia incrociate ma persone che si danno da fare: c’è chi si sta cucinando il pranzo, c’è chi ripara biciclette alla ciclo-officina, c’è chi sta mettendo a posto la propria stanza, c’è chi va a lezione di italiano e di educazione civica. Anche la cucina, ultimamente, è in autogestione perchè i ragazzi utilizzano il loro pocket money per acquistare cibo in proprio.
Ci accolgono Angelo Rossi e il suo team composto da altre 4 persone tra i quali il custode Ali Gado, togolese arrivato in Italia nel 2007 e rimasto legato a Casa Onesimo dove svolge compiti che non solo di custodia: «Alì ci aiuta anche nel mantenere i rapporti con i ragazzi – spiega Angelo – la sua figura è importante perchè autorevole per loro, in lui vedono l’esempio di una persona integrata».
Angelo spiega come funziona la vita in questo edificio: «Certamente anche qui abbiamo i nostri problemi ma cerchiamo di risolverli facendo sentire tutti come se fossero parte di una grande famiglia – spiega – prediligiamo il rapporto uno a uno, facciamo colloqui e cerchiamo di incontrare le esigenze per quanto è possibile ma in cambio chiediamo di seguire la scuola di italiano e di imparare le regole base della convivenza in Italia».
Anche qui i profughi devono aspettare parecchio tempo per ottenere una risposta alla loro richiesta di asilo:«I tempi di risposta della commissione rifugiati si sono allungati a causa dell’elevato numero di domande di asilo, una volta erano molte meno – spiegano da Intrecci – passano mesi da quando arrivano a quando ottengono una risposta alla richiesta di asilo e spesso è difficile far capire loro che la burocrazia italiana non è una passeggiata. Da parte nostra mettiamo a disposizione due legali, mediatori culturali quando servono e predisponiamo tutta la documentazione necessaria per la richiesta di asilo. Tutti i nostri ospiti hanno la tessera sanitaria e quasi tutti la carta d’identità».
A questi problemi si somma l’attuale crisi economica e il livello culturale dei richiedenti asilo che si sta abbassando ulteriormente e questo aumenta le difficoltà di integrazione. Certamente il sistema adottato da Intrecci qualche frutto lo porta: «Nel 2007 su 10 richiedenti asilo siamo riusciti a integrarne 7 con tanto di casa e lavoro – spiega – oggi i numeri non possono essere quelli sia perchè il sistema dei centri di accoglienza straordinaria (Cas) è più lento e meno normato del sistema Sprar (sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, ndr) ma anche perchè è più difficile inserire in contesti lavorativi tutte queste persone.
Il problema del lavoro è molto sentito anche qui: «Purtroppo siamo fermi ad un anno fa quando l’allora assessore Cislaghi ci disse che aveva intenzione di favorire il loro utilizzo per lavori di pubblica utilità ma da allora non abbiamo saputo più niente» – sottolinea Rossi.
Nella struttura di via Lega Lombarda le camere sono da 3 persone, i bagni sono in un numero sufficiente, la lavanderia dispone di due lavatrici e la cucina è ampia e a disposizione di tutti. Qui la Prefettura ha effettuato un controllo approfondito e anche l’Asl ha verificato l’idoneità igienico-sanitaria della casa.
Intrecci, inoltre, è inserito nel sistema messo in piedi da diocesi e Caritas che permette l’inserimento in appartamenti dei richiedenti asilo che hanno ottenuto un permesso temporaneo o lo status di rifugiato: «Contiamo su una ventina di appartamenti messi a disposizione nella nostra zona pastorale».
Quello che insegna il sistema Onesimo è chiaro: un centro d’accoglienza funziona se è di piccole dimensioni, se è gestito da personale qualificato e se si creano al suo interno attività che possano tenere occupate le persone, magari insegnando loro l’italiano e le regole base della vita occidentale: «Noi prendiamo nettamente le distanze dai metodi utilizzati dal Cas di via dei Mille – spiegano – capiamo le difficoltà della Prefettura che ogni giorno deve sistemare i nuovi arrivi ma non si può continuare a gestire questo problema strutturale come un emergenza».
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