Per i periti Argenziano è compatibile col carcere
Depositata la perizia chiesta dal giudice per le indagini preliminari sull'uomo accusato di aver ucciso Stefania Amalfi
Le condizioni psicofisiche di Alessandro Argenziano, accusato di aver ucciso la moglie soffocandola nel sonno, sono compatibili con il carcere e con il giudizio. Lo sostiene il perito incaricato dal giudice per le indagini preliminari che doveva giudicare lo stato di salute dell’uomo in carcere dal 26 aprile di quest’anno.
Oltre alla risposta al quesito, sollecitato dallo stesso legale di Argenziano, Stefano Amirante, il perito sostiene nella sua relazione che l’uomo sia anche psicopatico e allopatico, capace di manipolare la realtà a proprio uso e consumo, abile a convincere gli altri della sua versione dei fatti. Secondo il difensore, invece, il suo assistito non sarebbe stato in grado nemmeno di sostenere un interrogatorio e di soffrire di schizofrenia.
L’indagine, condotta dal sostituto procuratore Sabrina Ditaranto, hanno ricostruito quanto avvenne la sera del 26 aprile 2015 quando l’uomo, dopo aver somministrato alla moglie una forte quantità di farmaco calmante, l’avrebbe ridotta in uno stato di semi incoscienza per poi soffocarla con un cuscino. L’obiettivo dell’uomo – secondo l’accusa – sarebbe stato quello di riscuotere una polizza sulla vita sottoscritta dalla donna e della quale l’accusato sarebbe stato l’unico beneficiario.
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