Nuovo rinvio per Accam: tre settimane per recuperare tre anni

Rinviata ancora l'approvazione del bilancio della società per lasciare il tempo di valutare una fusione tra Ala e Agesp, un progetto abbozzato tre anni fa

assemblea soci accam

27 ottobre. È questa la nuova data per definire il futuro di Accam. I soci della società hanno infatti deciso di rinviare ulteriormente il voto sul piano industriale per valutare l’ipotesi di fusione tra Accam, Agesp e Ala. Un salto indietro nel passato, dato che è da almeno il 2013 che si parla di questa possibilità ma che -evidentemente- nessuno ha ancora sondato concretamente.

E così si riparte da qui, dalla proposta del Sindaco di Leganano, Alberto Centinaio, di «verifica di fattibilità dell’unione delle società». Ci sono dunque tre settimane (scarse) di tempo per: informare i soci di Agesp (fortunatamente solo uno, Busto) e quelli di Ala (formata da Amga e da Amsc di Gallarate), far incontrare le due società, valutare e possibilmente raggiungere un accordo, informare il comitato di controllo analogo di Accam, consegnare tutta la documentazione al consiglio di amministrazione dell’inceneritore e, alla fine, arrivare con una linea condivisa alla prossima assemblea dei soci.

Ma nonostante il rinvio sia stato approvato praticamente all’unanimità, sono pochi i sindaci a crederci veramente. «Chiederci di fare questo in tre settimane è un ricatto» ha sbottato il primo cittadino di Busto, Emanuele Antonelli: «possiamo sempre mandare a monte tutto». «E’ una chance» ha ribattuto Centinaio, precisando che «noi mettiamo sul piatto un gioiellino, Ala, che in questi anni continua ad aggregare perché efficiente; non ci stiamo giocando poco». Uno scontro, quello tra i due soci maggiori di Accam, che si gioca sul futuro dell’impianto per l’umido.

Da un lato Antonelli (con l’appoggio di Cassani, il sindaco di Gallarate) vuole inserire la possibilità nel piano industriale di Accam perché «è l’unico modo per avere un bilancio accettabile e non da fallimento» anche se lui stesso è consapevole che «questo piano industriale non si farà mai, non prendiamoci in giro». Dall’altro Centinaio ritiene che «salvare Accam con un impianto per la Forsu non è né realistico né perseguibile» dal momento che un impianto simile sarà realizzato da Ala a pochi chilometri dall’inceneritore e quindi «l’unica ancora di salvezza potrà venire solo dalla volontà delle altre aziende pubbliche che operano in questo ambito (Ala e Agesp, ndr): solo sulla collaborazione e sinergia tra questi soggetti potrà nascere qualcosa di buono».

Un discorso che quindi riparte praticamente da capo: non c’è più un accordo sulla data di chiusura dell’inceneritore, non c’è un’idea condivisa su cosa fare dopo lo spegnimento dei forni e non si sa se e come le tre società potranno fondersi insieme. L’unica cosa certa è l’allarme lanciato ancora una volta dal presidente di Accam, Marco Pigni: «ogni giorno che passa senza prendere una decisione è un danno per la società».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Ottobre 2016
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