Soggiogato dai bulli, il giudice lo perdona

Furti nelle scuole a Tradate, un ragazzo al volante accusato di ricettazione era in realtà una vittima. E il Tribunale l'ha premiato

bullismo

Era un ragazzo di soli 19 anni, fragile, seguito da uno psicologo, ed era diventato l’autista di un furto compiuto da bulli in una scuola a Tradate. E’ la storia di un giovane che oggi, in tribunale, è stato assolto dall’accusa di ricettazione perché avrebbe agito in uno stato di necessità determinato dall’altrui minaccia. Il ragazzo, in quel periodo, si era fatto trascinare da un banda di giovanissimi con la tendenza delinquere, in imprese a dir poco spericolate. Aveva una sua auto e la banda, per non rischiare, lo aveva in pratica costretto ad utilizzarla per scarrozzarli in giro per Tradate. In un caso,  quello per cui oggi si era a processo, avvenuto nel 2008, il giovane aveva guidato la propria macchina mentre i bulli erano entrati in una scuola per rubare dei giubbotti. L’autore materiale del furto era saltato nell’abitacolo e aveva dato una giubba al ragazzo al volante dicendogli di indossarla.

Quando i carabinieri dopo un rocambolesco inseguimento li hanno bloccati, hanno anche denunciato il giovane alla guida per ricettazione. Secondo l’accusa erano quantomeno colpevole di aver guidato la macchina e di aver cercato di smaltire il giubbotto rubato. C’è però un particolare che l’avvocato Paolo Bossi ha presentato al giudice: era minacciato dagli altri, giovani determinati e senza controllo che lo avevano irretito e costretto a seguirli nelle loro imprese.

Il 19enne alla fine ha confessato e ha aiutato i carabinieri a trovare tutti i responsabili. Ha pagato caro questa sua rinascita:  per diverso tempo è stato minacciato ed è finito sotto tutela dei carabinieri. Non aveva nemmeno raccontato nulla ai genitori, i quali avevano intuito che era accaduto qualcosa perché si svegliava la notte urlando. Il ragazzo nascondeva un segreto: era diventato il galoppino di una banda di malviventi. Ma non era un loro complice, bensì una vittima.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 14 Ottobre 2016
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