Il gelso al Parco Morselli

A lezione di botanica con Teresio Colombo

Gelso e altre piante al Parco Morselli

Il giorno 30/10 viste le previsioni che davano la giornata serena con qualche leggera folata di vento favonio, mia moglie ed io decidiamo di recarci al parco Morselli in quel di Gavirate, iniziata la discesa a Comerio, ci accorgiamo che quelli che ci suggerivano la passeggiata lungo la pedonale nel tratto Gavirate-Biandronno non avevano tenuto conto della stagnazione dell’aria umida e relativa nebbia nelle prime ore del mattino di giornate autunnali.

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Arrivati al posteggio del parco Morselli affrontiamo la salita lungo la strada pedonale essendo la scalinata tutta in ombra, la vegetazione è ancora molto bella, ma è già stata descritta in altre occasioni ma, al secondo tornante noto un Gelso comune (Morus alba) (1,2) che mostra le sue fronde ingiallite ma che nessuno ha raccolte poiché da oltre cento anni non si allevano bachi da seta e pertanto la cultura del gelso, che con le sue foglie forniva l’indispensabile alimento dei bachi, è venuta meno; proseguendo nella salita vedo una macchia di rosa tenue, dopo qualche incertezza fra Garofanina spaccasassi e Gipsofila strisciante (Gypsophila repens) (3) ritengo trattarsi di quest’ultima. Arrivati alla “casina rosa”, la mitica residenza del filosofo Guido Morselli, non potendo sostare sulle panchine infradiciate dalla rugiada scatto una foto più per i bellissimi colori autunnali che non per il soggetto che trattasi di Carpino comune (Carpinus betulus) (4), mia moglie ha nel frattempo scoperta una panchina in pietra del tutto asciutta e la raggiungo per godere anch’io della tranquillità di questo posto.

Il giorno 3/11 il mattino si presenta limpido, privo delle velature nuvolose o nebbiose per cui ritengo opportuno recarmi al parco “Zanzi” di Varese sito in località presso il lido della Schiranna, appena entrato nel parco noto un notevole numero di esemplari di Cipresso calvo (Taxodium distichum) (5,6,7) una pianta della famiglia delle taxodiacee cui appartengono anche le Sequoie, è una conifera con aghi appiattiti, caduchi e che cresce in zone paludose tanto da disporre di un apparato formato dagli “pneumatofori” in grado di assorbire ossigeno per l’apparato radicale qualora questo fosse immerso nell’acqua, devo dire che un accenno della presenza di questo apparato è visibile solo nelle piante che sorgono nelle parti più umide del parco, anche questa capacità di adattamento dell’impianto respiratorio delle radici, altra caratteristica è che gli aghi prima di cadere assumono il colore bruno rossastro; altro albero che ben si adatta alle zone umide è l’albero delle canoe, così chiamato dagli indigeni dell’America nord-orientale, più conosciuto da noi come Albero dei tulipani (Liriodendrum tulipifera) (8,9) che alla bellezza della sua fioritura primaverile unisce quella della stagione autunnale mantenendo le larghe foglie ingiallite per un certo periodo, da notare la forma strana delle sue foglie che terminano con un bordo terminali diritto, queste sue proprietà di fare effetto scenografico e la facilità di riproduzione, sono senza dubbio i motivi per cui questa pianta la si possa ritrovare in giardini europei risalenti al 18° secolo, malgrado l’abbondanza di queste piante, la più che nota facilita di lavorazione del legname, le proprietà febbrifughe della corteccia, non si conosce un diverso utilizzo di questo albero. Altra pianta che si trova giustamente in questo giardino è il Liquidambar (Liquidambar styraciflua) (10,11) con le sue fogli a 5 punte che in autunno assumono i colori diversi che vanno dal giallo al viola o dal verde al rosso con un passaggio graduale lo rendono una pianta paesaggisticamente rilevante, anche questa pianta introdotta nei giardini europei fin dal XVII° secolo non risulta utilizzato se non a scopo ornamentale, non si hanno notizie sul possibile sfruttamento per la produzione di incenso o della particolare ambra ricavabile da questa pianta. Dopo tutte queste piante belle, non indigene, si trova un bellissimo Ontano nero (Alnus glutinosa) (12,13) una betulacea di origine europea, malgrado fosse stata in passato considerata pianta maledetta per la colorazione rossa del legname appena tagliato è una pianta che può arricchire i terreni poveri di azoto. Ci si potrebbe soffermare a lungo a descrivere le presenze di piante di questo giardino moderno ricco di esemplari di piante autoctone o di importazione di norma disposte più secondo regole dettate dalla botanica che non dagli architetti paesaggisti, ma comunque frequentato da tante persone che qui si ritrovano lontani dai rumori della città. Per chiudere il pezzo occorre non dimenticare che anche il lago richiede la nostra attenzione così come gli animali che vivono in queste acque tranquille e ad essi dedico questa foto dei cigni in primo piano e delle folaghe che si allontanano (14).

Teresio colombo

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Pubblicato il 08 Novembre 2016
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