Sulla trimestrale di Ubi-Bpb pesa il piano industriale

A fine settembre risultato negativo (-14,8 milioni). Ma se non ci fossero stati costi non ricorrenti del piano industriale avrebbe chiuso il periodo con un utile netto di 107 milioni

Ubi Banca- Bpb generiche

Approvata la situazione patrimoniale ed economica della Banca Popolare di Bergamo del terzo trimestre 2016, un risultato che risente del piano industriale entrato nella sua fase di attuazione, come annunciato un mese fa dai vertici della banca nella tappa varesina del roadshow.  In particolare sono stati registrati circa 61 milioni di costi non ricorrenti da ricondurre al programma di progressiva riduzione degli organici della banca, oltre a 166 milioni di rettifiche su crediti apportate al fine di ridurre il rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio) e 2,7 milioni di ulteriori oneri per incentivi all’esodo dei lavoratori della società consortile Ubi Sistemi e Servizi. Tutte voci che giustificano il segno meno a fine settembre (-14,8 milioni) e senza le quali ci sarebbe un utile netto di periodo di 107,3 milioni. (nella foto il ceo di Ubi Victor Massiah durante il roadshow varesino)

Per quanto riguarda l’aspetto economico si rilevano i seguenti andamenti: risultato della gestione operativa a 232,3 milioni, con proventi operativi a 566,9 milioni ed oneri operativi a 334,7 milioni;  le commissioni nette mostrano una performance migliore rispetto al dato consuntivo del terzo trimestre 2015 e si posizionano a 274,2 milioni, effetto della crescita delle commissioni di up front su risparmio gestito, da polizze assicurative oltre che da intermediazione su finanziamenti di terzi e nonostante la riduzione delle commissioni da raccolta ordini e da servizi bancari; gli oneri operativi al netto delle componenti non ricorrenti in netta contrazione (-7,3 milioni), con risparmi riscontrati nelle spese del personale per 4,8 milioni e maggiori costi nelle altre spese amministrative per 13 milioni, sulle quali pesano, in particolare, gli oneri per incentivi all’esodo previsti dal piano Industriale di gruppo in capo ad UBI Sistemi e Servizi per 2,7 milioni, la contribuzione ordinaria al Fondo di Risoluzione Unico Europeo per 3,7 milioni e la contabilizzazione nel mese di settembre per 7,9 milioni del contributo ordinario al DGS (Sistema di Garanzia dei Depositi, nel 2015 calcolato al 50% in quanto previsto con decorrenza 1° luglio). Tali contributi nel 2015 erano provvisoriamente imputati nella voce “accantonamenti ai fondi rischi ed oneri”.

Il costo del credito, comprensivo dell’impatto straordinario previsto nel piano industriale, si posiziona all’1,75% risultando pertanto di non valida comparazione con il medesimo valore del settembre 2015 (0,54%) e dello scorso dicembre (0,66%); al netto dell’impatto straordinario previsto nel Piano Industriale, pari allo 0,57%.

La banca che sostiene il territorio – Erogati nuovi finanziamenti a medio e lungo termine per circa 2.400 milioni di euro, 590 milioni in favore dei privati e circa 1.740 milioni a favore delle imprese – di cui concessioni di finanziamenti “TLTRO” (Targeted long term rifinancing operation) concessi con fondi di provenienza Bce (Banca centrale europea) a più 3.700 controparti per oltre 800 milioni di euro, la positiva crescita del numero di clienti (oltre 7.000) e di conti correnti (oltre 8.200); il confermato sostegno alle iniziative di investimento delle imprese realizzato con finanziamenti strutturali erogati dalla capogruppo per circa 290 milioni, nuove erogazioni leasing per 216 milioni e con turn over factoring per circa 2.260 milioni, l’accurata gestione dei risparmi della clientela, confermata dalla crescita a doppia cifra del comparto assicurativo (+15,2%) e del risparmio gestito (+7,0%) nonostante l’andamento negativo dei mercati finanziari (indice FTSE Mib -23,4% dall’inizio del 2016); in particolare, nel periodo si sono registrati flussi netti di risparmio gestito per circa 865 milioni e nuove sottoscrizioni di “polizze vita” per oltre 700 milioni. Il mantenimento di elevati coefficienti patrimoniali, ben superiori ai requisiti normativi in vigore (calcolati applicando la normativa Basilea 3): alla fine del terzo trimestre il rapporto fra il capitale primario di Classe 1 ed il totale delle attività di rischio ponderate (Common Equity Tier 1) è pari al 19,37%, a conferma della forte solidità patrimoniale della Banca.

Meno sofferenze più credito sano – L’ammontare dei crediti deteriorati netti ed il rapporto sofferenze nette/impieghi netti migliorano in virtù degli interventi previsti dal piano Industriale: l’incidenza percentuale dei crediti non performing sul totale dei crediti netti verso clientela scende al 7,07% dall’8,21% di fine 2015; il rapporto sofferenze nette/crediti netti si posiziona al 4,09%, rispetto al 4,49% del dicembre 2015 – in ulteriore riduzione rispetto al dato di sistema (4,77% alla fine del mese di agosto).

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Pubblicato il 09 Novembre 2016
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