Pennello e colore per dire no alla violenza di genere

Una panchina è stata dipinta questa mattina in pieno centro. A tingerla di rosso gli alunni delle scuole medie per sensibilizzare contro gli abusi sulle donne

«Questa panchina l’ho dipinta io, e vuol dire che le donne non si toccano. E non si uccidono».

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Vedere tanti bambini e bambine delle scuole medie imparare una lezione di vita attraverso gesti concreti fa sperare in un futuro dove le donne non dovranno difendersi da uomini violenti.

Nel frattempo sbocciano anche i provincia di Varese le “panchine rosse”. Rosse come il sangue che sporca le mani e i vestiti, che gonfia volti e provoca dolore e sofferenza non solo fisica, per le troppe donne che ancora oggi vengono picchiate.

Ne è stata inaugurata una, di panchina rossa, proprio questa mattina a Gavirate alle 10.3 in via Garibaldi, il salotto della città dove si tiene il mercato del venerdì.

Coi piccoli negozi a fare da sfondo, e tanti curiosi erano proprio loro, i ragazzi delle medie, con pennello e vernice rossa a dare una lezione di civiltà dipingendo una panchina sotto gli occhi attenti delle insegnanti e alla presenza delle autorità cittadine, oltre che dei carabinieri, di molti dipendenti comunali e numerose associazioni del territorio.

L’iniziativa è stata organizzata, in collaborazione – tra le altre – con l’associazione “VioleNza DOnna”, molto attiva per sensibilizzare il problema e aiutare le donne maltrattate.

C’è infatti una rete nazionale che si rifà a questa pratica delle panchine rosse, posizionate poco tempo fa anche in diversi altri paesi della zona. Solo per citarne alcuni è recente la scelta di Brenta di mettere nella piazzetta del centro storico un paio di queste panchine.

E anche Cuveglio ha scelto un nuovissimo parco pubblico – che è anche curioso e spontaneo luogo di incontro di anziani e camminatori – dove a campeggiare è proprio una panchina rossa.

Del resto l’iniziativa ha proprio questo intento: quello di far fermare chi passa, far riflettere e ricordare che la vita è sacra, soprattutto quella di chi la dispensa: la donna.

Nella speranza che non vi sia più bisogno di ricordare tutto questo, forse saranno proprio le bimbe di oggi, in un futuro neppure lontano, una volta divenute madri, dire ai propri figli: “Quella panchina l’ho dipinta io. Allora erano altri tempi”.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Marzo 2017
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