Tante reazioni all’idea del ponte sul Ticino, le spiegazioni dell’architetto
Come abbiamo raccontato si tratta di un’idea portata avanti da “I love Sesto” e dal gruppo commercianti e artigiani della città che è stata subito raccolta dall’architetto Claudio Daverio

Ha suscitato moltissime reazioni l’idea del ponte ciclopedonale di collegamento tra le sponde del Ticino di Sesto Calende e Castelletto Sopra Ticino.
Come abbiamo raccontato si tratta di un’idea portata avanti dalla realtà molto nota in città “I love Sesto” e dal gruppo commercianti e artigiani della città che è stata subito raccolta dall’architetto Claudio Daverio.
Proprio quest’ultimo si è occupato di disegnare il progetto della struttura e presentarlo alle amministrazioni comunali delle due cittadine. Il disegno ha suscitato molte reazioni, a partire da quella del sindaco di Sesto Calende, e ad alcune di queste l’architetto ha voluto dare ulteriori risposte per illustrare il progetto.

In particolare o studio ha specificato che il ponte “Ali di cigno” (così denominato perché il profilo ricorda quelle delle ali di un cigno) avrebbe una lunghezza di circa 280 metri ed e una larghezza di 5-6 metri. Poggia su 2 pile che provviste di martinetti idraulici hanno la possibilità, in caso di piene, di alzarlo ulteriormente di 1,8 metri e di ruotare i due tronconi fino a 90 gradi così da posizionarli in favore di corrente e permettere anche la navigazione.
«Per chi teme un impatto ambientale – spiega Daverio -, possiamo rispondere che, salvo i ponti di liane in Africa ed in Asia, tutti i ponti del mondo possiedono strutture metalliche o cementizie prefabbricate, tali da garantirne la solidità, un esempio forte per i non addetti ai lavori è il collegamento di Oresund fra Danimarca e Svezia. Inoltre basti pensare al ponte di Rialto, al ponte Vecchio di Firenze, ai ponti di Roma, di Parigi, di New York, agli acquedotti Romani, etc.».
L’architetto Daverio spiega anche che «per quanto riguarda il giudizio: “ troppo duro e troppo pesante il disegno della struttura”, riteniamo che sia compito degli organi competenti giudicarne l’impatto. “Ali di cigno” con le sue ali a sostegno dei tiranti, nei renderings da noi elaborati si confonde col paesaggio. Comunque la valenza turistica e commerciale di una realizzazione del genere indubbiamente porterebbe notevoli riscontri alle due comunità rivierasche».
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