Cresce il venture capital. Lombardia leader di mercato

Il rapporto di ricerca Venture capital monitor indica un sostanziale aumento degli investitori attivi (+71%). Gervasoni (Liuc): «Bisogna dare un peso maggiore alle università e ai centri di ricerca»

finanziare l'impresa anna gervasoni

Per anni in Italia il venture capital, cioè quei capitali di rischio destinati a finanziare l’avvio o la crescita di imprese in settori ad elevato potenziale di sviluppo, in genere startup ad alto contenuto innovativo e tecnologico, è stato una sorta di chimera. Le ragioni sono diverse, ma quella principale è culturale. L’italiano preferisce la sicurezza al rischio, la tradizione al nuovo, ed è quindi poco attratto da questa forma di investimento che ha fatto invece la fortuna di altre regioni nel mondo, specialmente negli Usa, pensiamo alla pluricitata Silicon Valley. (nella foto Anna Gervasoni, professoressa della Liuc)

Le cose però stanno cambiando anche nel Belpaese, come dimostra il rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeMTM sulle operazioni di venture capital in Italia nel 2016. Lo studio è stato realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeMTM attivo presso la Business School della  Liuc – Università Cattaneo con il supporto di AIFI, Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt e di EOS investment management.

DATI INCORAGGIANTI
Il 2016 si è chiuso con una crescita dei nuovi investimenti in seed (investimento nella primissima fase di sperimentazione dell’idea di impresa) e startup (investimento per l’avvio dell’attività imprenditoriale), con 92 target: +19% rispetto al 2015 (erano 77). Se si includono anche le operazioni realizzate dai business angels (angeli investitori, cioè singoli facoltosi che decidono di investire i loro capitali in una azienda) il numero delle società sale a 129, +10% rispetto al 2015.

«Il venture capital sta crescendo e i dati lo dimostrano. Lo strumento è fondamentale per tradurre in impresa le nuove idee – spiega Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI -. In questi ultimi anni sono stati conseguiti risultati preziosi grazie anche alle misure del Governo che hanno fatto da volano per l’avvio di imprese innovative. Tutto questo non è sufficiente poiché il mercato è ancora piccolo e occorre quindi lavorare per facilitare la nascita di nuovi operatori».

Il numero degli investitori attivi (coloro che hanno fatto almeno un’operazione durante l’anno) si attesta a 82 (a cui si aggiunge la categoria dei business angel), +71%, rispetto al 2015 dove erano 48; il numero degli investimenti è stato pari a 205 (erano 126 nel 2015); in merito alla provenienza degli investitori, il numero dei deal realizzato da operatori stranieri, 18%, è in linea con lo scorso anno. I business angel hanno partecipato a 28 operazioni molto spesso in affiancamento a un operatore di venture capital; questo dimostra come ci sia sinergia e un buon livello di cooperazione tra le due categorie di operatori.

«Il 2016 conferma il tasso di crescita del comparto del venture capital italiano – dice Anna Gervasoni, direttore generale AIFI e professore ordinario alla Liuc – Università Cattaneo. Dobbiamo però porci obiettivi più alti e lavorare per la crescita degli operatori e lo sviluppo di un ecosistema più incisivo dando un peso maggiore alle università e ai centri di ricerca che sono e possono essere ancor di più traino della ricerca e dell’innovazione così come accade nei contesti più virtuosi».

TIPOLOGIA E AMMONTARE
Per quanto riguarda le operazioni di seed capital (sono i capitali che sostengono l’idea nella primissima fase), l’investimento medio è di 0,95 milioni di euro per l’acquisizione di quote del 19%. Nelle operazioni di startup, l’ammontare medio, per il 2016, è stato di 2,7 milioni di euro per rilevare una quota media di partecipazione pari al 21%.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA E PER SETTORE
La Lombardia si conferma la regione in cui si concentra il maggior numero di operazioni e che continua a crescere coprendo il 33% del mercato (era il 38% nel 2015). Seguono Lazio con il 17% ed Emilia Romagna con il 5% del totale delle operazioni realizzate in Italia. Dal punto di vista settoriale, l’Ict monopolizza l’interesse degli investitori di venture capital che cresce negli investimenti raggiungendo una quota del 37% (era il 40% nel 2015); in questa categoria si segnala la diffusione di applicazioni web e mobile riconducibili ad app innovative. In aumento l’healthcare (settore sanitario) con il 16% e il terziario avanzato con il 13%.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Luglio 2017
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