Il lupo non è nostro nemico
È ricomparso nei boschi, forse un unico esemplare. Ma secondo il Parco non ci sono rischi. Anzi: potrebbe aiutare nel controllo dei cinghiali

La notizia del “ritorno” del lupo nella valle del Ticino, fino alle aree di pianura, ha creato curiosità e stupore in molti, ma anche qualche timore. «C’è qualche rischio per l’uomo?» si sono chiesti alcuni lettori.Il Parco del Ticino definisce «ingiustificata e anacronistica» la preoccupazione per possibili attacchi all’uomo. Una opinione che poggia su dati oggettivi e che rinvia anche a importanti studi.
Prima precisazione: il lupo è tornato ma la popolazione nel Parco del Ticino è di uno, al massimo due esemplari. Nel 2012 un altro esemplare era stato investito e ucciso da un’auto sulla superstrada 336 per Malpensa: gli studiosi ritenevano allora che fosse un esemplare “in dispersione”, che si era allontanato dall’area montana (sull’intero arco appenninico si stimano 1000-2400 esemplari, sulle Alpi solo 150).
Il ritorno del lupo (per così dire sporadico, appunto) è legato a diversi fattori, ma non secondario è il fatto che il Parco – con la tutela della fauna e la continuità dell’area protetta – offre una grande quantità di animali selvatici offre cibo per un predatore. Non è una minaccia, anzi: il lupo è una presenza positiva. “Il suo essere all’apice della catena alimentare – spiegano dal Parco- lo pone come elemento riequilibratore naturale delle popolazioni di ungulati (cinghiali, ndr) in un determinato territorio e non a caso il suo progressivo affermarsi negli ultimi decenni segue il consolidarsi delle popolazioni di ungulati degli Appennini”.
Insomma: il lupo può rivelarsi utile all’equilibrio dell’area protetta. Mentre viene esclusa e in questo senso il Parco parla di preoccupazione «ingiustificata e anacronistica», citando Luigi Cagnolaro, uno dei più grandi zoologi italiani, fu per molti anni direttore del Museo civico di Storia Naturale di Milano. Il giudizio è ripreso da “L’uomo e la bestia antropofaga”, un libro del 2002 di Mario Comincini che racconta la “lunga storia di conflittualità con l’uomo ce ne aveva tramandato un’immagine molto negativa, che nella sfera della sublimazione del mito aveva fatto assurgere il grande carnivoro a personificazione del male, essere nefasto e crudele, bestia feroce ed insaziabile per antonomasia”. Ed è da ricordare che ancora a inizio Ottocento le cronache parrocchiali dell’area di pianura vicino a Busto Arsizio facevano memoria di attacchi isolati.
Realtà del passato, in ogni caso, che lasciano però traccia ancora oggi. Ai giorni d’oggi è il lupo ad avere bisogno di protezione, partendo dallo studio dei movimenti. Il Parco del Ticino, a seguito della prima segnalazione, ha avviato la collaborazione con le Università di Pavia e Milano – Bicocca e sta provvedendo alla formazione di tecnici, guardiaparco e volontari finalizzata al riconoscimento dei segni di presenza del lupo, con l’obiettivo di stimare l’areale della specie nel Parco del Ticino e nelle aree limitrofe e di raccogliere campioni per le analisi genetiche.
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