Sul palco del Periferico i migranti diventano attori
Hanno debuttato nella serata di sabato i cinque richiedenti asilo da un anno impegnati in un laboratorio teatrale. "Il teatro è una forma di dialogo dentro la comunità e di integrazione"
Il teatro per raccontare il territorio, le sue storie, le persone che ci vivono e la realtà che ci circonda. Un obiettivo che il Teatro Periferico ha sempre avuto ben presente, tanto che negli anni ha portato sul palcoscenico piccole e grandi storie del territorio; nate dalla raccolta di testimonianze o da documenti, da laboratori con i cittadini o da testi teatrali.
L’ultima storia, quella messa in scena sabato sera nel teatro di Cassano Valcuvia (e al Festival Il giardino delle Esperidi di Osnago la sera precedente) dove ha residenza la compagnia teatrale, tocca un tema molto attuale, quello dei migranti.
Sul palcoscenico infatti, davanti al pubblico, hanno recitato cinque richiedenti asilo provenienti da Senegal e Guinea Conakry, ospiti della comunità di Laveno Mombello.
Insieme a Dario Villa e Loredana Troschel, diretti dalla regia di Paola Manfredi, hanno messo in scena il testo “Con me in paradiso” di Mario Bianchi. «L’esperienza è nata da un laboratorio teatrale iniziato nell’estate del 2016 – spiega Dario Villa del Periferico – quando decidemmo di fare un breve laboratorio di teatro con i richiedenti asilo della cooperativa sociale Agrisol della Caritas diocesana. Doveva rimanere un’esperienza circoscritta, ma poi accadde che, proprio in quel periodo, Mario Bianchi ci offrì la possibilità di mettere in scena un suo testo inedito e ci venne l’idea di farlo coinvolgendo proprio quei ragazzi».
A raccontare dell’evoluzione di questa esperienza è Paola Manfredi, che ha diretto i ragazzi, di età compresa tra i 19 e i 32 anni, nel loro debutto teatrale. «Raccontare l’esistente per noi è sempre stata una vocazione e ci è venuto naturale raccontare anche la storia dei migranti, mostrandone le contraddizioni e le criticità. Il teatro è una forma di dialogo dentro la comunità e di integrazione tra le culture. Raccontiamo le cose perché la nostra comunità possa avviare un dialogo e gli enti, nel caso, la necessaria negoziazione – spiega -. Per i ragazzi è stata un’esperienza molto positiva. Sul palcoscenico hanno portato la loro grande spontaneità ma è stato sopratutto un modo per metterci a confronto».
La trama dello spettacolo vede come protagonisti due personaggi estremi, un ladro bianco e un nero assassino che ad un certo punto si ritrovano a tu per tu con un personaggio che non riconoscono: è Gesù, anch’egli in fuga da una folla inferocita. «Una metafora della storia dei due ladroni sulla croce. Ma, fuori trama, appaiono altri personaggi che dialogano: l’Operatore teatrale, bianco, e gli Attori, ovvero i ragazzi provenienti dall’Africa, impegnati nella messa in scena del copione. Sul palcoscenico, infatti, il racconto di Mario Bianchi lascia spazio a momenti di riflessione in cui gli attori si fermano per dare una loro opinione su quanto avviene in scena».
Uno spettacolo che per il teatro Periferico segna un altro tassello di un lavoro di integrazione, racconto, coinvolgimento del pubblico fatto negli anni sul territorio. «Il pubblico ha reagito mostrando interesse e ha apprezzato lo spettacolo ma si è creata soprattutto una grande empatia con gli attori».
Foto di Domenico Semeraro
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