Dal Campo dei Fiori al Sacro Monte, dalla Rasa a Sant’Ambrogio 

La 37° avventura botanica di Teresio Colombo che affronta luoghi cari a varesini e non

Dal Campo dei Fiori al Sacro Monte

Il giorno 5/9, la giornata è limpida, con buon soleggiamento ma non afosa, scelgo di andare al Sacro Monte salgo su l’autobus della linea “C” che trasporta fino al piazzale Montanari dove arriva un pulmino che ci porta fino al piazzale Pogliaghi, prima di scendere chiedo se vi è un autobus che raggiunge il Campo dei fiori l’autista mi conferma che lo stesso mezzo proseguirà subito in quella direzione.

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Arrivati al capolinea scendo e, mi ritrovo davanti il muro con alcune sculture del Caravati che non saranno opere di grande pregio ma comunque rappresentano una espressione artistica forse di poco valore ma che per più di cento anni ha ricordato il lavoro realizzato nel tempo libero da chi scelto di lasciare un proprio ricordo alle generazioni future; scelgo di fotografarne un paio dal muro più vicino (01,02) e mi allontano pensando con qualche malinconia che questi modesti lavori sono stati realizzati per diletto e qualche incivile suo ammiratore si è appropriato di alcune suoi lavori lasciando buchi nel muro.

Proseguo sul viale d’accesso alla struttura dell’ex albergo quando scorgo alcuni cespugli di Mentuccia comune (Calamintha nepeta var. menthifolia) (03) una modesta labiata comune nella parte collinare della provincia, poco più avanti sul pianoro dietro alla struttura dell’ex albergo vedo una notevole fioritura del Colchico d’autunno (Colchicum autumnalis) (04,05)una comune liliacea che nel mese di settembre dà un colore lilla ai nostri prati, questa liliacea è molto tossica in tutte le sue parti tanto che l’uso nella medicina popolare è stato abbandonato da oltre un migliaio di anni e solo l’industria farmaceutica lo utilizza per ricavare medicinali anti-gottosi.

Raggiunto il sentiero prima della vecchia stazione della funicolare proseguo il cammino in una zona in ombra, il fondo del sentiero è abbastanza buono salvo nei tratti di maggior pendenza dove il dissesto si rende più evidente, l’aspettativa di trovare i primi frutti maturi viene delusa, il fiore che più mi colpisce è la Verga doro comune (Solidago virgaurea var. minuta) (06) una delle composite di maggior diffusione nella tarda estate, la pianta ha notevoli capacità astringenti tanto da essere consigliata in fitoterapia per rassodare le gengive sanguinanti così come per ripulire vecchie ulcere degli arti inferiori; proseguo fino al valico delle Pizzelle dove si aprono diversi sentieri che conducono in località molto diverse fra loro fra questi scelgo il sentiero che porta al Sacro Monte percorrendo la via mediana delle Pizzelle e subito vedo un bel cespuglio di Vergo d’oro comune (Solida virgaurea var. virgaurea) (07) che a differenza di quella ritrovata precedentemente si presenta con steli ramificati e con spighe fiorali meno lasse, non mi prolungo nella descrizione essendo uguali le caratteristiche di entrambe le varietà. Fatti pochi passi incontro, in piena fioritura un’altra composita l’Astro di Virgilio (Aster amellus) (08) che con i suoi petali viola e il cuore giallo ravvivano l’ambiente della tarda estate; è certamente minore l’effetto del Ginepro comune (Juniperus communis) (09.10) che pur essendo molto carico di bacche lo si nota solo per la massa di verde perché le bacche mature si sono distaccate lasciando quelle di quest’anno del medesimo colore degli aghi; poco più avanti trovo un Fiordaliso stoppione (Centaurea jacea var. gaudinii) (11) che comunque è raro che questa composita si trovi isolata questo però consente di vedere bene lo stelo fiorale e le foglie di colore verde-grigiastro che sono una delle caratteristiche di questa varietà; ancora più avanti anch’essa solitaria la composita Carlina bianca (Carlina acaulis var. caulesces) (12); a questo punto scelgo di procedere senza più fermarmi riuscendo così a prender l’autobus delle 16.30.

Il giorno 7/9, la mattinata è limpida, leggermente ventilata e scelgo di recarmi alla Rasa di Varese con l’obbiettivo di fotografare la carlina comune, arrivo in vista della piazza del noce che il suono delle campane mi ricorda che sono le ore 9, prendo la strada per i prati e vedo subito i frutti dell’Edera (Hedera helix) (13) ancora acerbi ma estremamente numerosi; intraprendo il sentiero per il Pian Val Dés decidendo di fermarmi al primo prato dove vedo alcune piane di Carlina comune (Carlina vulgaris) (14) scelgo la pianta con almeno 3 fiori perché più rappresentativa della realtà delle carline, purtroppo i petali giallognoli non sono completamente distesi segno che come dicevano gli anziani che il tempo sta per cambiare; trovate le carline ridiscendo rapidamente e vado a verificare la siepe di Crespino di Thunberg (Berberis thunbergii) (15) è la siepe usata fino alla metà dell’800 perché resistente fino ai -20° C, a lentissimo accrescimento, le piccole foglie quasi sempre si trasformano in spine, fiorisce a fine maggio con fiori numerosi di piccole dimensioni gialli con il bordo dei petali di un rosso intenso è stato chiesto di eliminarla perché influenzava negativamente le culture del grano favorendo lo sviluppo di un fungo parassita, successivamente avendo trovato varietà di grano non più influenzate da quel fungo venne eliminato il divieto di piantagione del Crespino, la bacca riportata nella foto è senza dubbio edule.

A questo punto devo scegliere la via del ritorno, la scelta è di ritornare lungo la strada dei campi in cui hanno trascorso la notte le truppe dei Cacciatori delle Alpi prima della battaglia di Varese all’inizio della seconda guerra d’Indipendenza, passo la recinzione della cascina Redaelli, i ruderi della cascina Garibaldi e finalmente arrivo alla ex cascina Tagliata dove mi fermo sulla panchina, messa dal Parco in modo da consentire ai viandanti la sosta per ammirare questo luogo carico di storia e di interessi naturalistici. Dopo aver preso fiato, sorseggiata una bottiglietta d’acqua e mangiata una caramella mi affaccio al prato e intravvedo la Cicoria comune (Cichorium intybus) (16) la pianta con notevoli proprietà depurative, utilizzata come verdura sin dalla antichità tanto da ritrovarla descritta in un papiro del 4000 a.C. i meno giovani ricordano la bevanda ottenuta dalla cicoria tostata e commercializzata come surrogato del caffè; il prato è completamente giallo per la fioritura dello Sparviere pelosetto (Hieracium pilosella) (17); in mezzo a tutto il giallo spicca il rosa carico della Cotronella fior di cuculo (Silene flos-cuculi) (18); riprendo il cammino seguendo la strada in terra battuta che passa dietro alla ex cascina trasformata in residenza del Gulliver e qui ritrovo alcuni esemplari molto belli di Giavone (Echinochloa crus-gaili) (19) una graminacea comune; e da ultimo trovo un enorme cespuglio di Balsamina di Salmour (20).
Teresio Colombo

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Pubblicato il 12 Settembre 2017
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