Rinzivillo, un summit di mafia a Busto Arsizio
A novembre dello scorso anno il reggente della cosca Salvatore era venuto in città per parlare con i referenti in città e a Novara. L'obiettivo era quello di ottenere appalti

Salvatore Rinzivillo aveva anche convocato e preso parte ad un summit a Busto Arsizio, esattamente un anno fa, al quale avevano partecipato i presunti affiliati di Lombardia e Piemonte. A rappresentare la città di Busto Arsizio, da sempre crocevia importante degli affari della cosca, c’erano Aldo Pione e il figlio Rosario mentre quella di Novara era rappresentata da Emanuele Romano e dal figlio Alessandro. Tutti finiti in carcere dopo l’ultimo blitz antimafia del 4 ottobre scorso.
Vecchie e nuove leve della cosca, dunque, mandavano avanti gli affari dei Rinzivillo o, almeno, ci provavano dopo che la cosca aveva subito un durissimo colpo con le operazioni Fire Off e Tetragona (tra il 2010 e il 2011) e con il pentimento di Rosario Vizzini e di Fabio Nicastro.
Al centro degli interessi tra Lombardia e Piemonte ancora una volta il settore edile e gli appalti pubblici nei quali potersi infiltrare tramite le imprese dei Pione e dei Romano. La circostanza emerge dalla corposa ordinanza di 1500 pagine vergata dai magistrati della Dda nissena che qualche giorno fa ha assestato un nuovo colpo al clan mafioso gelese.
Ancora una volta emergono i rapporti tra Aldo Pione e la famiglia Rinzivillo. Il gelese trapiantato a Busto da molti anni non ha smesso di curare i rapporti col clan anche dopo la condanna del 2014. Questa volta, con lui, in carcere c’è finito anche il figlio Rosario.
Se al sud gli interessi erano legati ai mercati ittici e dell’ortofrutta, al nord è ancor ail mattone nel quale devono confluire gli investimenti di Salvatore Rinzivillo, reggente al posto dei fratelli Antonio e Crocifisso (detto Gino) che, nonostante il regime di carcere duro, continuavano a far uscire ordini per portare avanti gli interessi della famiglia.
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