Flavia Rizza, il simbolo della lotta al cyberbullismo
Diciannove anni, romana, Flavia Rizza è un concentrato di dolcezza e forza d’animo. Grazie al suo coraggio è uscita dal tunnel del bullismo reale e virtuale
Cyberbullismo s. m. Bullismo virtuale, compiuto mediante la rete telematica.
Il termine sta diventando sempre più familiare e indica un tipo di attacco offensivo e ricorrente attuato mediante l’uso di mezzi elettronici e strumenti del web.
Fenomeno pericolosamente in crescita, il cyberbullismo rappresenta una vera e propria forma di violenza e può avere conseguenze psicologiche devastanti per chi ne è vittima: paura, isolamento sociale, tentativi di suicidio.
Tutto comincia come un gioco: «Pensavano che fosse uno scherzo, ma non è così. Non si scherza con la vita degli altri», racconta Flavia Rizza. Vittima dei bulli della sua scuola dagli otto ai quattordici anni, oggi Flavia Rizza è la testimonial della campagna itinerantedella Polizia di Stato “Una vita da Social” per un uso corretto di internet. «Hanno iniziato a prendermi in giro su internet quando non avevo i social, non avevo il computer né il telefono».
Il primo episodio di cyberbullismo risale all’epoca in cui Flavia frequenta la seconda media. Le sue compagne di classe postano sui social network una fotografia che la ritrae di spalle, alla lavagna, e danno il via a una serie di commenti e battute poco carine nei suoi confronti.
La questione si risolve in seguito all’intervento di un’insegnante ma l’anno seguente Flavia scopre dell’esistenza di un falso profilo Facebook creato a suo nome. «Qualcuno parlava a nome mio e gli altri gli credevano». È l’incontro con la polizia postale a cambiarle la vita: in quell’occasione Flavia viene a conoscenza della storia di Andrea Spezzacatena, “il ragazzo dai pantaloni rosa”, morto suicida all’età di quindici anni. «Mi sono ritrovata molto nella sua storia, tranne che per il finale».
Da allora Flavia gira l’Italia insieme alla Polizia di Stato per raccontare la sua esperienza e spingere le vittime di bullismo a non chiudersi nel silenzio. «La soluzione migliore è parlarne», consiglia. «Parlatene con gli adulti di riferimento oppure andate alla polizia. Oggi c’è il commissariato di PS-online o l’app You Pol per segnalare episodi di bullismo».
Internet è una grande risorsa, spesso un mezzo che consente di raggiungere obiettivi importanti, ma come tutte le cose bisogna saperne fare buon uso.
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