Ricompare la Popillia, l’insetto giapponese che devasta le campagne
A maggio da larve si trasformano in insetti ed escono dal terreno: il momento più critico è ora. Come riconoscerla e contrastarla
Temutissima per i danni che è capace di infliggere alle coltivazioni e agli alberi da frutto, è ricomparsa anche questa estate nella valle del Ticino la Popillia Japonica, l’insetto originario del Giappone (come dice il nome scientifico) ma molto diffuso in particolare nel Nordamerica.
Il Servizio fitosanitario del Canton Ticino ha diramato una prima allerta ai primi giorni di giugno, segnalando che la Popillia è «in fase d’emersione con i primi adulti censiti la settimana scorsa», quindi nell’ultima settimana di maggio.
Sono quattro anni che in particolare il Parco del Ticino – con l’Ersaf, l’ente regionale per agricoltura e foreste – ha attivato una campagna informativa e di prevenzione per isolare e debellare il parassita, inserito tra gli organismi di quarantena dalla normativa fitosanitaria europea, che individua le specie di cui si deve evitare l’ulteriore diffusione in Europa. Vi ricordate? Due anni fa comparvero – a cavallo tra Basso varesotto, Castanese e Magentino – anche le “bombe” giallo-verdi destinate ad attirare e intrappolare gli insetti nocivi. Sono uno degli strumenti di contrasto principale.
La Popillia è segnalata sull’asse della valle del Ticino dall’estate del 2014, quando fu isolata nella zona di Turbigo, in provincia di Milano e non lontano dall’aeroporto di Malpensa. L’insetto è in grado di colpire tutte le specie vegetali, dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti. I danni più gravi interessano un numero limitato di piante: tra le più colpite – spiega la scheda del Parco Ticino – ci sono acero, glicine, rosa, rovo, tiglio, olmo, mais, melo, pesco, soia e vite.
Il ciclo di vita di questo insetto è di 30-45 giorni: a maggio da larve diventano insetti e iniziano a uscire dal terreno, tra luglio e agosto le femmine depongono le uova (una cinquantina in media) destinate a diventare larve e poi nuovi insetti nel giro di nove-dieci mesi.
Come si riconosce la Popillia Japonica?
Lo spiega il Parco del Ticino: «Gli adulti hanno una lunghezza media di circa 10 mm e sono verde metallico con riflessi bronzei sul dorso. Si contraddistinguono per 12 ciuffi di peli bianchi (5 ai lati dell’addome e 2 più ampi sulla parte terminale). La presenza di questi ciuffi bianchi permette di distinguere inconfondibilmente Popillia japonica dalla specie italiana Maggiolino degli orti (Phyllopertha horticola) e dalle altre specie di rutelidi italiani».
Come contrastare la Popillia Japonica?
In caso di avvistamento è bene identificare la specie; eliminare gli insetti (se possibile fotografandoli per documentare); osservare su quale pianta era presente, se in gruppo e in quale attività (es. alimentazione/riproduzione). Fare una segnalazione all’indirizzo popillia@parcoticino.it
Come si eliminano? L’Ersaf risponde così: «in presenza di individui isolati si consiglia di raccoglierli manualmente e annegarli in una soluzione di acqua e sapone. In presenza di un’infestazione è preferibile intervenire con formulati a base di Deltametrina o Zeta-Cipermetrina registrati su ortaggi o piante ornamentali, di facile reperibilità e disponibili per uso non professionale. Qualora sia possibile si può ricorrere anche all’uso temporaneo di reti antinsetto che garantiscono una protezione totale e rappresentano una valida alternativa ai trattamenti insetticidi».
È importante per tutti, poi, evitare di manomettere o toccare le trappole posizionate nelle campagne, le “bombe” giallo-verdi di cui parlavamo all’inizio dell’articolo.
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