Ventitrè domande possono salvare la vita
Fiom, Fim e Uilm proporranno ai 45 mila metalmeccanici della provincia un questionario per valutare la loro formazione in tema di infortuni. I dati serviranno a formulare proposte concrete
«Sono 1.400 giorni che nella nostra azienda non ci sono infortuni». Il presidente della Btsr, metalmeccanica di Olgiate Olona, usa un tono compiaciuto, mentre il tabellone che ha davanti agli occhi fa scorrere gli altri dati dell’azienda. Un bel traguardo, che non si raggiunge per caso. L’assenza di infortuni significa infatti che le regole e le prescrizioni in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro alla Btsr sono state recepite a tutti i livelli, dai più alti ai più bassi.
Visti i dati sugli infortuni nei luoghi di lavoro in Italia, l’azienda di Olgiate Olona non rappresenta certo l’esempio più comune. Soddisfare le prescrizioni del legislatore non è l’unico fattore vincente. «Oltre a questo aspetto – spiega Stefania Filetti, segretario della Fiom Cgil di Varese – occorre che ci sia una vera consapevolezza da parte delle imprese e dei lavoratori. Quando è successo l’incidente mortale alla Lamina, le prime dichiarazioni a caldo insistevano sul fatto che l’azienda investiva molto in sicurezza con il risultato però di quattro morti in un solo giorno. E se non avessero investito? Ci sarebbe stata una carneficina?».
È evidente che sfuggono informazioni determinanti per dare una risposta a un fenomeno che in Italia ha proporzioni inaccettabili: nei primi sei mesi del 2018 le morti sul lavoro sono state 469, di cui 33 solo in Lombardia. I segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm hanno così deciso di elaborare un questionario con 23 domande base da distribuire nelle imprese di tutte le dimensioni per capire quanto sia efficace la formazione dei lavoratori in tema di sicurezza e quanto siano rispettate le leggi antinfortunistiche. Una distribuzione capillare da fare durante le assemblee, impresa dopo impresa e, considerato che in provincia di Varese ci sono 45mila lavoratori metalmeccanici, un lavoro notevole di analisi dei dati. «Il questionario ci aiuterà a capire che cosa ci sfugge del sistema – aggiunge Paolo Carini segretario della Fim Cisl – rispetto alla costruzione di una coscienza sugli infortuni. Analizzeremo la percezione dei lavoratori all’interno delle imprese ed elaboreremo i dati per trasformarli in azioni concrete da proporre a tutti gli organismi interessati».
Il tema dei mancati infortuni, secondo Carini, è da tenere in grande considerazione. «È la chiave di volta per capire cosa non funziona – dice il segretario della Fim Cisl – per interpretare le lacune dei lavoratori e identificare l’anello debole della prevenzione. Ci vorrebbe un pannello che dicesse quanti mancati infortuni ci sono stati, perché in caso funesto l’infortunio si manifesta».
Dopo la raccolta dei questionari, agli inizi di dicembre inizierà la fase di analisi. «Siamo consapevoli che arriviamo da un periodo particolare – sottolinea Fabio Dell’angelo segretario della Uilm – La grande crisi ha messo la sicurezza in secondo piano nell’ordine delle priorità». Nel frattempo con la ripresa economica il lavoro è cambiato. La logistica, per esempio, spesso viene data in appalto ad aziende esterne che interferiscono con il ciclo produttivo. «Bisogna capire che formazione hanno ricevuto – continua Dell’Angelo – se poi ci sono i somministrati probabilmente all’interno delle aziende ci sarà un continuo turnover con persone che vanno formate. Il risultato è che le morti ci sono e uno su due ha più di 50 anni. C’è una crescente popolazione di lavoratori che non è pronta a fare certi lavori».
I risultati del questionario, che verranno presentati a dicembre, forniranno indicazioni sulla strada da prendere. «Siamo il primo territorio in Italia a sperimentare questo questionario – conclude Stefania Filetti -. Saremo dei precursori».
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