Privacy: le “cinture di sicurezza” del mondo digitale
Dalle email provvisorie ai principi sulle nuove norme per la protezione sulla privacy. Ne hanno parlato a Glocal il presidente dell'Odg Lombardia Galimberti, il giornalista Bonessa e i giuristi Zanchetti e Vaciago

Per usare gli strumenti digitali bisogna “mettere le cinture di sicurezza”. A spiegarlo a una platea di giornalisti e avvocati è stato il giornalista Michelangelo Bonessa: “La protezione dei dati personali richiede un aggiornamento perpetuo perché non possiamo trovare un sistema che ci garantisca sicurezza per sempre, l’evoluzione è continua, ma possiamo imparare a limitare i danni con una buona difesa”. Queste sono le cinture di sicurezza. Ma sembra che i più ancora non ne siano consapevoli: “Non ci rendiamo conto del potenziale pericolo nell’uso dei dispositivi digitali. Permettereste mai a un bambino di 5 anni di guidare un auto? – ha chiesto – Certamente no, eppure siamo pronti a dargli in mano uno smartphone”.
A questa consapevolezza ha costretto in parte l’entrata in vigore della nuova normativa sulla privacy “o meglio l’entrata in vigore delle sanzioni legate alla violazione delle leggi sulla sicurezza informatica”, ha precisato il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia Alessandro Galimberti. E da qui l’aneddoto di quanto è capitato all’Odg lombardo: “L’ordine non aveva nessuna protezione informatica, quindi con l’annuncio della nuova normativa affidiamo il lavoro, e due giorni dopo, subiamo il nostro primo attacco hacker”. A essere violati gli account dei direttori degli uffici. Risultato: “Mail impazzite inviate a migliaia di iscritti. E centinaia di richieste di chiarimento e informazione. Per fortuna, ci eravamo appena attrezzati”.
La partita è fondamentale per giornalisti e avvocati, accomunati da un principio deontologico comune, “quello del segreto professionale” ha ricordato Giuseppe Vaciago, docente di informatica giuridica all’Insubria, avvocato esperto di diritto penale e nuove tecnologie.
Ma più in generale sono direttamente coinvolti nella protezione della privacy tutti i professionisti, gli enti le aziende e persino leassociazioni.
“Riassumere con precisione tutti gli adempimenti necessari per mettersi in salvo, è impossibile”, ha affermato Mario Zanchetti (docente di diritto penale alla Liuc), ricordando che rischi e fenomeni si evolvono costantemente. “La cosa più utile per avvocati, giornalisti, lettori, per chiunque detenga i dati di un’altra persona è capire quanto meno i principi fondatori delle regole sulla privacy – ha aggiunto – Ciascuno deve comunicare alle persone di averne i dati, dove li tiene, come poterli modificare e, in caso di violazione, informarli. Soprattutto deve essere chiaro che il trattamento dei dati personali deve essere consentito”.
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