Lo spettacolo di Anpi per il Giorno della Memoria

Il ricordo della fuga al confine con la Svizzera e, martedì 26 febbraio, un appuntamento a teatro per ricordare la Shoah

Il Giorno della Memoria

(foto di Jenny Citino)

Ormai dal 2001 l’Anpi di Luino si mobilita per onorare il «Giorno della Memoria», con iniziative pubbliche rivolte ai cittadini ed agli studenti delle scuole luinesi.

In particolare, l’Anpi Luino coglie l’occasione per ricordare a tutti la disumanità, la violenza e l’aggressività del nazifascismo di Hitler e Mussolini, che trascinarono il mondo nella seconda guerra mondiale con un tragico bilancio di distruzioni e più di 60 milioni di morti.

Nel «Giorno della Memoria» viene ricordata la follia delle leggi razziali naziste e fasciste, le persecuzioni di ebrei, di antifascisti, di omosessuali e di zingari, molti dei quali troveranno orribile morte nei lager nazisti.

«Anche a Luino abbiamo cercato di ricordare coloro che anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati ( Art. 1 della legge sulla istituzione della Giorno della Memoria) – spiegano dall’Anpi – Lo abbiamo fatto più volte ricordando le figure di Don Folli, della famiglia Baggiolini – Garibaldi, dell’ing. Bacciagaluppi, del fabbro Secondo Sassi e di altri. Attualmente, sempre come Anpi, stiamo raccogliendo notizie, che in seguito renderemo note, su due antifascisti voldominesi. Durante la guerra, infatti, hanno
rischiato molto per portare in salvo in Svizzera, Ebrei e perseguitati politici. Si tratta dell’ex poliziotto ferroviario Rino Maccagnini, che in treno proteggeva gli ebrei e poi li consegnava ad altri e del falegname Toletti, che nascose nella sua casa per alcuni giorni una donna ebrea e sua figlia per poi accompagnarle in Svizzera».

«Quest’anno vogliamo inoltre ricordare la figura di Peppino Candiani, ucciso, nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1944, sul fiume Tresa mentre cercava di accompagnare in Svizzera un gruppo di ebrei e di perseguitati politici. E lo facciamo riportando due documenti. Il primo è della sezione Anpi di Crescenzago, zona 2, Milano. Il secondo è la trascrizione del racconto da parte dello storico del gruppo scoutistico antifascista OSCAR, Vittorio Cagnoni».

Primo documento: Sezione Anpi di Crescenzago Zona 2 – Milano
Peppino Candiani ( Milano, 8.3.1925 – Cremenaga, 6.5.1944 ).
Giovane antifascista, faceva parte del gruppo di cattolici che dette vita, presso il Collegio San Carlo di Milano, alla Organizzazione Soccorsi Cattolici Antifascisti Ricercati (OSCAR), con le principali sedi operative in Crescenzago e a Varese, nella zona di confine con la Svizzera. Con la guida spirituale e militante del “prete partigiano” don Enrico Bigatti, OSCAR riuscì a diventare, dal settembre 1943, un valido strumento di soccorso ed aiuto per i resistenti e i partigiani, per gli Ebrei e i ricercati, per i renitenti e gli sbandati.
In un’operazione di salvataggio ed espatrio di sedici giovani e del disperso lituano Marcovic, Candiani venne colto di sorpresa e ucciso da una pattuglia di fascisti a Cremenaga sul fiume Tresa nella notte tra il 5 e il 6 maggio del 1944. Aveva diciannove anni!».

Secondo documento, che si può leggere sul web digitando “Intervento Cagnoni –Aquile randagie”. E per concludere racconto un espatri.
Sabato aprile 1944. Peppino, 19 anni, lo passa in casa di don Natale Motta, a Varese, dove familiarizza coi suoi compagni, tra cui un lituano, che attende da diversi giorni l’occasione per l’espatrio.

Passano altri due giorni. “Domani è la partenza”.
Il passaggio però si ferma alla rete del confine di Ligurno, quando una pattuglia di fascisti li intercetta, intimando “L’Alt” e sparando una carica nella direzione di quelle ombre che tentano di scomparire tra le felci e le siepi della macchia.
Miracolosamente salvi, ritornano a Varese.
Nel secondo tentativo la spedizione è composta da 13 persone.
In piazza, dopo lo scambio delle incombenze ed il riconoscimento attraverso la parola d’ordine “32 uguale 33” dei militanti OSCAR milanesi e varesini, gli espatriandi partono col tram da Varese per Molino d’Anna.
Don Motta si rivolge a Peppino: “Ti affido il lituano Marcovich, è malato, ha un polmone solo, aiutalo nel varco”. E Peppino risponde: “Don Natale le do la mia parola! Stamattina ho fatto la Comunione; ho detto al Signore: “Stasera o in Svizzera o in Paradiso”.
Birreria Poretti, Ponte sull’Olona, Induno Olona… ecco Ganna, Cittiglio, Luino, infine Molino d’Anna. Scesi dal tram, mischiati alla gente comune, sono presi 6 7 in carico dai fratelli Fumagalli e, a piedi, attraverso sentieri, scendono a Biviglione per arrivare alla meta italiana: la rete di confine sul fiume Tresa tra Creva e Cremenaga.
Notte tra il 5 e 6 maggio 1944.
Il posto è impervio, per questo poco sorvegliato. Coll’aiuto di corde si deve superare il salto tra la sponda ed il greto del fiume. É richiesto un minimo di abilità e poi si è in Svizzera.
Marcovich, quando apprende di doversi calare con le corde impallidisce: “Non avrò mai il coraggio di lasciarmi scivolare”.
Peppino lo rincuora: “Vedrai che non sarà complicato. Passeremo insieme. Si tratta di non guardare in basso per non lasciarsi prendere dalle vertigini”.
“Ho paura”. Si calano i primi con i piedi stretti in una corda e con le mani che si lasciano scivolare nell’altra,
e sono rapidamente sul fondo. In salvo. É la volta di Marcovich.
Dopo pochi metri urla: “Aiuto, aiuto, precipito! Aiuto, aiuto, Peppino!”. Le guide lo esortano a tacere. Peppino gli dice dall’alto: “Vengo giù io a sostenerti”.
Ma qualcuno ha sentito. La situazione è tragica per tutti. Si ode un lontano tramestio tra le piante… È una pattuglia di fascisti! Quelli sul greto, si buttano coraggiosamente nell’acqua gelida e raggiungono la riva, la Svizzera. Peppino raggiunge Marcovich. Un grido risuona: “Alt… Alt” seguito da alcuni spari. Peppino vola nelle acque del Tresa. È colpito… Marcovich terrorizzato si lascia cadere e sviene. Poi si sente sollevare. Sono i militi fascisti che lo ricuperano e lo arrestano. Peppino Candiani è ripescato dieci giorni dopo presso la diga di Creva con una pallottola di moschetto nella nuca. È trasportato a Crescenzago dove si svolgono i funerali fra tanta gente ed i familiari che perdono il loro unico figlio e sostegno.
Ricordate: Le Aquile Randagie hanno dimostrato che si può fare.
Lo stesso tragico fatto si può leggere con più particolari e con precise notazioni nel libro “Diario Clandestino (appunti di vita partigiana) “ di Don Aurelio Giussani, dalla pagina 22 alla pagina 26.

UNO SPETTACOLO PER GLI STUDENTI DELLE SCUOLE LUINESI

Martedì, 26 febbraio alle 10.30, al Teatro Sociale di Luino, l’ANPI in collaborazione con l’Amministrazione comunale, proporrà agli studenti delle scuole superiori una pièce teatrale dal titolo Testastorta, tratto dal romanzo di Nava Semel

Una favola per adulti sospesa tra fantasia e storia che racconta, attraverso lo sguardo sognante e spietato di un bambino, gli orrori della guerra, i buchi neri della nostra coscienza collettiva.
Tommaso ha dieci anni quando viene adottato da due donne bizzarre e selvatiche, una madre e una figlia con un passato turbolento e qualche segreto. Abitano un’immensa e fatiscente cascina in mezzo alla campagna, nell’Italia del Nord, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale.
Presto Tommaso si renderà conto che nella soffitta, nella parte diroccata della cascina, c’è nascosto qualcosa o qualcuno. La fantasia di Tommaso si scatena, si lancia in improbabili esplorazioni e investigazioni, fino a far emergere una sconvolgente verità che lo riguarda da vicino, più di quanto egli non creda…

Lo spettacolo racconta la storia di Tommaso in modo leggero, ironico andando a toccare profondamente lo spettatore, affrontando temi di interesse storico-sociale relativi alla Shoah e alla Resistenza partigiana.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Gennaio 2019
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