Mediare senza giudicare: così si risolvono i conflitti tra bambini
I consigli della psicologa e psicoterapeuta Laura Pavan che venerdì 1 febbraio alle ore 10 sarà a "Mamme in cerchio" per un incontro sul tema
“La gestione dei conflitti tra bambini” è un argomento su cui tutti i genitori si confrontano, e a volte faticano a trovare un accordo per fare fronte comune. A questo tema è dedicato l’incontro di venerdì 1 febbraio, dalle ore 10 alle 12 promosso dall’associazione “Mamme in cerchio” con l’esperta Laura Pavan, psicologa e psicoterapeuta dello Studio VitaVera.
LITIGARE FA BENE
Il nodo fondamentale da cui partire è la consapevolezza che “i conflitti tra bambini non hanno un’accezione negativa – spiega la Pavan – sono fisiologici e anzi utili, fondamentali per crescere perché nel litigio i bambini misurano il potere, il limite e l’autorità di cui sono capaci nelle relazioni”.
NESSUNA EMOZIONE È NEGATIVA
Altro pregiudizio da smontare è quello che ci siano emozioni negative, o sbagliate: “A noi genitori spesso dispiace vedere i nostri figli arrabbiati, frustrati o aggressivi ma si tratta di stati d’animo che tutti proviamo, e anche i bambini devono provarli e imparare a gestire queste emozioni, per autoregolarsi emotivamente”, afferma l’esperta.
NON GIUDICARE
Il consiglio ai genitori è quello di trattenersi dall’intervenire, almeno fino a quando il litigio rispetta dei limiti di accettabilità: “Non bisogna negare ai bambini la possibilità di litigare e quindi misurarsi”, spiega la Pavan sconsigliando sia interventi preventivi che giudicanti. “Sarebbe meglio che i genitori evitassero di proporre soluzioni al conflitto, decretando chi ha torto o chi ha ragione o proponendo soluzioni che magari non sono a misura di bambino, nel senso che possono risultare poco comprensibili”.
MEGLIO MEDIARE
L’atteggiamento consigliato al genitore è quello del mediatore, piuttosto che giudice. L’adulto dovrebbe sforzarsi di non offrire soluzioni immediate, ma portare piuttosto i bambini a dare una lettura diversa dell’accaduto, mettendosi magari nei panni dell’altro. Portarli a verbalizzare l’accaduto per responsabilizzarli da un lato, e coltivare la loro empatia dall’altro.
SE IL LITIGIO DIVENTA ZUFFA
Se il litigio diventa aggressivo l’intervento dell’adulto può essere anche fisico, anche solo un richiamo, che ricordi ai litiganti la presenza fisica del genitore o dell’adulto, che però dovrebbe cercare di non cedere alla tentazione di punire subito, di difendere automaticamente il più piccolo o di troncare bruscamente la rabbia “altrimenti la rabbia rimane lì, irrisolta. Bisogna invece aiutare i bambini a gestire questa rabbia o la loro aggressività. Invitandoli a parlarne”.
A SCUOLA
Altro consiglio utile per i genitori è quello di non lasciarsi trascinare nei litigi dei figli: “ Può capitare nel conflitto tra due amichetti che il genitore prenda in automatico la difesa del figlio, entrando in scontro con l’altro genitore che fa altrettanto”, avverte l’esperta. Uno scivolone tanto più facile quando si tratta di un conflitto non vissuto direttamente ma raccontato al genitore, magari con riferimento a quanto accaduto a scuola. “Il genitore deve riconoscere che la responsabilità di quanto accade in aula compete a un altro adulto: l’insegnante. Quindi, senza intervenire, rimanderà all’insegnante la gestione delle dinamiche avvenute nel contesto scolastico.
L’incontro con Laura Pavan sulla gestione dei conflitti tra bambini è in programma per venerdì 1 febbraio, dalle 10 alle 12 nella sede di “Mamme in cerchio”, in via Volta 44 ad Azzate.
La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, anche ai bambini che saranno curati dalle tate di Mamme in cerchio.
Per maggiori informazioni 348 6646880.
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