Caso Macchi, la criminologa: “Identikit dell’assassino compatibile con Piccolomo”

Ursula Franco Replica alle parole del difensore della famiglia di Lidia: “Forse una coincidenza ma quell’uomo viveva a poche centinaia di metri da Sass Pinì”

Avarie

«I fatti parlano chiaro, l’omicidio di Lidia Macchi non è un omicidio sessuale e la psicopatologia di chi lo commise è quella di un predatore violento, personalmente non ho mai parlato di serial killer fermo restando che da un punto di vista psicopatologico chi commise l’omicidio è equiparabile ad un omicida seriale».

Ursula Franco è la consulente criminologa a cui si rivolsero i legale di Stefano Binda, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi avvenuto nel 1987 a Cittiglio.

Le considerazioni della criminologa, contenute nel suo blog, sono state riprese dalla stampa locale nei giorni scorsi, provocando la reazione dei legali della famiglia Macchi che per bocca dell’avvocato Daniele Pizzi rigettano la tesi esposta dalla professionista secondo cui le cose non andarono come si legge nelle motivazioni della sentenza che condanna al carcere a vita Binda, depositate dalla corte d’assise di Vares enel luglio scorso.

La criminologa nel replicare oggi, giovedì, all’avvocato Pizzi, rispolvera il “caso Piccolomo, vale a dire l’ipotesi che sia stato proprio Giuseppe Piccolomo (appena condannato al secondo ergastolo, per aver ucciso la moglie, oltre a Carla Molinari nel 2009) già peraltro al centro di un procedimento penale che lo vide accusato proprio dell’omicidio di Lidia Macchi, nel 2013.

«Potrebbe essere una coincidenza – scrive Ursula Franco – ma un soggetto con una psicopatologia compatibile con quella dell’assassino di Lidia Macchi viveva a poche centinaia di metri dal luogo del ritrovamento del suo cadavere, si tratta di Giuseppe Piccolomo, 36 anni nel 1987, un uomo noto per la sua indole violenta e con un curriculum di un certo rilievo, nel 2003 ha ucciso la propria moglie, Marisa Maldera, nel 2009 ha ucciso, e proprio a coltellate, la signora Carla Molinari premeditandone l’omicidio, ma soprattutto ha confessato alle proprie figlie non solo l’omicidio di Carla Molinari ma anche quello di Lidia Macchi, ed infine, l’identikit realizzato raccogliendo le testimonianze di alcune donne importunate nel parcheggio dell’ospedale di Cittiglio poco prima che Lidia venisse uccisa era strettamente somigliante a Giuseppe Piccolomo».

Giuseppe Piccolomo, tuttavia, dall’accusa di omicidio volontario venne scagionato dopo che i test accertarono che il codice genetico dell’indagato non coincideva con la traccia rimasta su un bavero della giacca della vittima (Lidia Macchi) e neppure con il dna estratto dalla busta recapitata alla famiglia la mattina del giorno dei funerali della giovane.

Le considerazioni dell’esperta sarebbero quindi da ascriversi al solo identikit del misterioso molestatore del parcheggio di Cittiglio che somiglia a quello di Piccolomo ai tempi dell’omicidio, trent’anni, oltre che alla compatibilità del suo profilo criminale.

«In ultimo, anche se faccio fatica ad abbassarmi a tanto, invito chi in futuro intendesse screditarmi a dare prima un’occhiata al mio curriculum che è on line», conclude la criminologa.

di
Pubblicato il 07 Febbraio 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.