Coltellate di Marchirolo, resta in carcere il marito
Movente passionale: decade l’aggravante dei “futili motivi“. L’uomo secondo il difensore avrebbe agito in stato d’ira
Ha sostanzialmente confessato l’uomo accusato nella serata di sabato scorso di aver accoltellato la moglie e il figlio a Marchirolo, in una notte di sangue finita fra manette e un letto d’ospedale (immagine di repertorio).
Dopo l’una il quarantaduenne di origini calabresi accompagnato dal fratello si consegnò spontaneamente alla caserma dei carabinieri del paese.
«Stato di fermo», decise il pubblico ministero. Fermo oggi, lunedì, convalidato dal Gip di Varese Alessandro Chionna con un quadro indiziario più che confermato.
Nel corso dell’udienza sono emersi anche alcuni particolari legati alla vicenda, che farebbero rientrare il fatto in uno “stato d’ira“. Un impeto di gelosia.
L’uomo nella serata di sabato avrebbe utilizzato un coltello da cucina con una lama da 19 centimetri per colpire più volte la donna, mettendosi a cavalcioni – mentre lei era ancora a letto – e raggiungendola con fendenti alle braccia e all’addome. Solo l’intervento del figlio, adolescente e anch’esso feritosi perché raggiunto a una mano, avrebbe evitato il peggio.
Per questo rimane vivo il capo d’imputazione per tentato omicidio ma decade l’aggravante dei futili motivi, come chiesto dalla difesa patrocinata dall’avvocato Corrado Viazzo.
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