Martino Pedrozzi fa il pieno a Villa Panza
Partecipatissimo l’incontro di Thinking Varese del 20 febbraio con l’eclettico architetto svizzero

Sala strapiena a villa Panza per seguire l’incontro con Martino Pedrozzi, l’architetto protagonista della serata del 20 febbraio nell’ambito della rassegna Thinking Varese.
Nato a Zurigo 48 anni fa, vissuto in Perù tra il 1973 e il 1975, laureato al Politecnico di Losanna nel 1996 e con un esperienza nello studio di Oscar Niemeyer a Rio de Janeiro, oggi è un punto di riferimento per l’architettura svizzera.
«I territori dei suoi progetti sono lande indefinite nelle quali trova una direzione, un segno, un’indicazione, fra le mille esistenti. E la categoria dello spazio – trasversale alla storia dell’architettura in ogni epoca e in ogni paese – viene da lui indagata nella dimensione del progetto»: così l’ha presentato Elena Brusa Pasquè, presidente dell’ordine degli architetti di Varese.

«In architettura mi piace confrontarmi con temi, dimensioni e contesti diversi: dagli interventi minimi nelle Alpi ai complessi concorsi urbani ad esempio per la sede del Gruppo Bâloise o le Ferrovie Federali Svizzere» ha detto di sè Martino Pedrozzi: e infatti tra i suoi lavori ci sono piccole ristrutturazioni di rovine di malghe abbandonate in alta montagna ma anche grandi progetti su invito di aziende come le Ferrovie Federali Svizzere, la Radiotelevisione della Svizzera Italiana o il gruppo assicurativo Basilese.
Tra le sue opere c’è lo svincolo autostradale di Bellinzona, ma anche case private e persino una tomba. Mentre tra le sue parole chiave ci sono “ricomposizioni”, “trasformazioni” e “riuso”: anche se la vera caratteristica comune delle architetture di Martino Pedrozzi è che «Diventano poesia e racconto per come affronta i suoi progetti e le sue sfide, sempre orientate al bene comune e alla qualità dell’ambiente antropizzato” come ha spiegato, presentandolo, la presidente dell’ordine.
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