I raggi cosmici nell’atmosfera: quali conseguenze?

Lunedì 18 marzo, il GAT, Gruppo Astronomico Tradatese, dedicherà una serata ai sistemi di cattura di queste particelle ad altissima energia

Gat generica

Dallo spazio profondo provengono di continuo particelle atomiche di altissima energia, principalmente protoni, ossia nuclei di Idrogeno: si tratta dei cosiddetti raggi cosmici.

Per indagare la natura e gli effetti prodotti da questa radiazione spaziale, vengono effettuati studi lungo tutti gli strati dell’atmosfera terrestre.

Prima che le particelle cosmiche interagiscano con l’atmosfera terrestre, vengono raccolte nello spazio con i satelliti o con gli esperimenti a bordo della stazione spaziale internazionale. A Terra invece si possono raccogliere sciami di particelle prodotte dall’interazione dei raggi cosmici con le molecole atmosferiche
tramite rivelatori multipli, disposti su enormi estensioni di terreno.

In alta montagna, a diverse quote, ci sono esperimenti adibiti ad esempio alla misura dei neutroni cosmici, gli stessi neutroni che producono il famoso carbonio-14 che utilizziamo per datare i reperti archeologici. Ma per studiare il comportamento di queste particelle aliene durante il primo contatto con gli atomi terrestri servono i palloni stratosferici.

E questo è il tema della suggestiva serata organizzata dal GAT, Gruppo Astronomico Tradatese, per Lunedì 18 Marzo 2019, con inizio alle ore 21 a Villa Truffini (Tradate Centro). Relatore Marco Arcani, socio del GAT fin da giovanissimo ed ora tecnico elettronico che da sempre stravede per le particelle cosmiche, che parlerà sul tema: “Occhiali per raggi cosmmici”.

Marco Arcani nel 2012 progettò la missione VANHESSA, una esperienza unica in Europa durante la quale trasportò alcuni suoi rivelatori in pallone fino a 6000 metri di altezza, per ripetere l’esperimento che 100 anni prima fece vincere il Premio Nobel a Victor Hess.

Adesso invece ha voluto spingersi molto più in alto, ossia nella stratosfera. Il problema è che i rivelatori a bordo dei palloni stratosferici (ossia quelli che arrivano a 20-30.000 metri di altezza) devono essere leggeri per permettere al carico di raggiungere le quote più alte: per questo si escogitano a volte soluzioni davvero originali e innovative. In questo ambito il relatore presenterà i risultati di due esperimenti effettuati con palloni stratosferici fino a 30.000 metri di quota. Il primo esperimento si è svolto  nel cielo del deserto tra California e Nevada, il secondo dal Parco Regionale del Matese.

Ebbene, in entrambi i casi le particelle cosmiche sono state catturate con trappole molto particolari e insospettabili, a dir poco incredibili.

I motivi che spingono gli scienziati a studiare i raggi cosmici in atmosfera sono anche di importanza eminentemente pratica. Per esempio, grazie a questi esperimenti, da diversi anni sappiamo che esiste una fascia di quota (tra 5.000 e 16.000 metri) ad alta dose di radioattività cosmica: incidentalmente è la fascia in cui volano tutti gli aerei di linea e sapere quanta dose di radiazione viene assorbita dal nostro corpo, ci può aiutare a difenderci. Per non parlare dello spazio profondo, dove il problema della radiazione ionizzante è uno dei principali ostacoli che frena le spedizioni a lunga permanenza, tipo l’ambito viaggio verso il pianeta Marte.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Marzo 2019
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