Cna Varese: il Decreto Crescita mette ko artigiani e pmi
Luca Mambretti: «Al Governo chiediamo di ripensarci e di valutare in modo approfondito l’impatto negativo di questo provvedimento»
La recente misura prevista dal cosiddetto Decreto Crescita, che prevede la possibilità per il contribuente di optare per un sconto immediato al posto delle detrazioni fiscali decennali, in occasione di lavori di riqualificazione energetica del proprio immobile, rischia di mettere in ginocchio gli artigiani e le pmi che operano in questo settore a vantaggio di pochi grandi gruppi, soffocando così un mercato che in questi anni di crisi ha garantito occupazione e posti di lavoro.
«È di tutta evidenza – sostiene Luca Mambretti presidente di Cna Varese – che l’articolo 10 del Dl 34/2019, meglio conosciuto come “Decreto Crescita”, favorisca la concentrazione del mercato della riqualificazione energetica nelle mani di pochi operatori, con conseguente alterazione della concorrenza. E sorprende vedere che questo provvedimento sia stato adottato da un Governo che, dalle dichiarazioni ufficiali, ha sempre affermato di voler difendere gli interessi degli artigiani e delle piccole imprese. Proprio quelle imprese edili, di installazione di impianti, infissi e serramenti che, per via delle misure previste dell’articolo 10, saranno pesantemente penalizzate da un meccanismo che non le metterà in condizioni di competere».
La “possibilità” prevista per il contribuente di scegliere tra detrarre in 10 anni la spesa o ottenere uno sconto immediato di pari importo a carico dell’impresa esecutrice dei lavori è infatti un onere insostenibile per le piccole imprese artigiane: «Chi sarebbe infatti così ingenuo – aggiunge Gualtiero Fiorina, responsabile Installazione impianti di Cna – da scegliere di farsi rimborsare in 10 anni le detrazioni, se può intascare lo stesso importo tutto e subito? Questa opzione ha l’effetto di scaricare sull’impresa esecutrice l’intero onere finanziario derivante dal costo dell’intervento. L’impresa, in genere di piccole dimensioni e poco supportata dal punto di vista creditizio, è in pratica costretta a fare da banca al cliente. Sono cosi solo ed esclusivamente i grandi operatori energetici, gli unici ad avere capienza fiscale adeguata e risorse finanziarie consistenti e che già godono di una posizione dominante sul mercato, a poter applicare agevolmente la norma in questione».
«Inutile dire che le nostre aziende non potranno applicare questa condizione ai propri clienti, mettendo così a repentaglio la continuazione della loro attività. A pagarne il prezzo saranno le migliaia di imprese che danno lavoro a centinaia di migliaia di persone in Italia, anche loro fatte di cittadini da salvaguardare – conclude Mambretti – Al Governo chiediamo di ripensarci e di valutare in modo approfondito l’impatto negativo che questo provvedimento, se non modificato, potrà causare al sistema delle piccole imprese del settore. Perché i bisogni delle Pmi non basta citarli astrattamente in campagna elettorale; vanno soddisfatti nella pratica se si vuole mantenere vitale ed in condizione di competere un settore che, nonostante la crisi, in questi anni difficili ha continuato a produrre ricchezza ed a difendere i propri livelli occupazionali».
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