Intensificare l’allevamento di pesci: l’Insubria studia la giusta alimentazione

La FAO stima che tra trent'anni aumenterà di 45 milioni di tonnellate il fabbisogno di pesce. Una ricerca europea studia la ricetta migliore per l'allevamento ittico

acquacoltura

Il mare ci sfamerà. Con un solo terzo di terre emerse, l’uomo deve investire su oceani e mari per garantirsi cibo e nutrimento nel futuro.  L’acquacoltura era utilizzata già nel Neolitico ma ha cominciato a svilupparsi 5000 anni fa in Cina come una biotecnologia per la produzione di prodotti ittici e il controllo delle erbe infestanti. Dal Ventesimo secolo è diventata una scienza diffusa a livello planetario. 

ACQUACOLTURA: UN SETTORE IN CRESCITA

Si stima che la richiesta di cibo tra trent’anni aumenterà di 45 milioni di tonnellate, una quantità che andrà ad aggiungersi agli attuali 151 milioni di tonnellate di nutrimento consumato di cui oltre la metà proveniente da acquacoltura. È questo settore, infatti, l’unico in grado di soddisfare l’aumento del fabbisogno legato sia alla crescita della popolazione mondiale sia all’aumento della domanda pro-capite.

STUDI PER MIGLIORARE LA RESA

Per poter accelerare sull’aumento dell’offerta, l’Unione europea ha deciso di finanziare con 6,7 milioni di euro ( di cui 287.000 euro per L’Insubria) il progetto  AquaIMPACT, attraverso l’ambito di Horizon 2020.

Tra i partner accademici c’è anche l’Università dell’Insubria che da anni è impegnata in questo tipo di ricerca partecipando a progetti europei (ARRAINA) e coordinando progetti finanziati dalle fondazioni di origine bancaria, quali Fondazione Cariplo ed AGER II.  Tali attività hanno consentito di sostituire, nei mangimi per l’acquacoltura, le farine e gli oli di pesce con proteine e lipidi di origine terrestre o provenienti da economie circolari.

Tali risorse nutrizionali alternative alle proteine e lipidi marini, però, richiedono adattamenti della composizione molecolare così come le diete alternative dovranno essere adattate alla genetica dei pesci. Ed è propio finalizzata a trovare questa adeguatezza che nel gennaio scorso hanno iniziato a lavorare equipe di scienziati di 22 partner europei.

IL PROGETTO AQUAIMPACT

Il progetto si chiama AquaIMPACT ed è finalizzato alla produzione di prodotti e servizi basati su tecnologie genomiche innovative, migliorando la sostenibilità ambientale dell’acquacoltura, promuovendo pratiche industriali di bioeconomia circolare, con un utilizzo più efficiente delle risorse naturali. «Il gruppo dell’Insubria in particolare – spiega la professoressa Genciana Terova, docente di Biotecnologie delle Produzioni Animali e di Biotecnologie Alimentari del Dipartimento Biotecnologie e Scienze della Vita – affronterà lo studio della risposta di geni coinvolti nel metabolismo proteico e lipidico, la risposta immunitaria innata legata alla nutrizione, quindi il microbiota intestinale ed il suo ruolo nel controllare il benessere del pesce».

COME FUNZIONA IL PROGETTO

In questi mesi di attività, sono stati avviati alcuni esperimenti di selezione genetica sulla spigola, con produzione di uova di differenti genotipi. Le uova fecondate sono poi state trasferite presso la Stazione Sperimentale di Gran Canaria a Las
Palmas, la più grande struttura sperimentale per pesci marini esistente in Europa.

Nel prossimo mese di settembre le nuove diete sperimentali verranno distribuite ai pesci ed il gruppo dell’Insubria seguirà questa fase prelevando campioni che verranno successivamente studiati presso i laboratori di Varese. Sempre nei laboratori di Bizzozero, saranno trasferiti ceppi di pesci geneticamente selezionati per ulteriori studi di carattere nutraceutico e bio-molecolare. Le ricerche mireranno ad analizzare come l’accoppiata dei nuovi mangimi e della genetica dei pesci influenzino la composizione del microbioma intestinale e di come questo possa essere migliorato a scopo funzionale, con specifici approcci biotecnologici.

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Pubblicato il 17 Luglio 2019
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