Uva, Cassazione respinge i ricorsi e conferma l’appello
Terzo grado di giudizio per carabinieri e poliziotti accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona

La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi presentati da procura generale e parti civili per il processo che vedeva imputati sei poliziotti e due carabinieri con l’accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona.
La sentenza è arrivata che mancavano pochi minuti alle 21. In aula gli imputati, e Lucia Uva, sorella della vittima.
«I tre gradi di giudizio si sono compiuti e ora la decisione è inequivocabile. Ora la sentenza si rispetti», commentano i difensori di agenti e carabinieri.
Con la sentenza di stasera, giunta dopo circa 4 ore di camera di consiglio, la Corte ha reso così definitive le assoluzioni dei due carabinieri Paolo Righetto e Stefano Dal Bosco e degli agenti Gioacchino Rubino, Luigi Empirio, Pierfrancesco Colucci, Francesco Focarelli, Bruno Belisario e Vito Capuano.
Non è stata quindi accolta la richiesta del sostituto pg Tomaso Epidendio, che nella sua requisitoria aveva invece sollecitato un processo d’appello-bis a Milano, per riascoltare 3 testimoni: l’operatrice sanitaria Assunta Russo, il medico psichiatra Enrica Finazzi e Alberto Biggiogero, il quale venne fermato con Uva e raccontò di averlo sentito urlare e chiedere aiuto mentre entrambi erano in caserma.
La Corte d’assise d’appello di Milano, che confermò nel 2018 le assoluzioni già pronunciate due anni prima dalla Corte d’assise di Varese, affermò che non fosse possibile sostenere, in questo caso, la sussistenza del «nesso causale» tra le condotte degli imputati e la morte di Uva. Secondo l’accusa, invece, erano state le «condotte illecite degli imputati» a provocare lo stress che fu «tra le cause, insieme a una patologia cardiaca» del decesso dell’operaio.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.
Sulla vicenda è intervenuto in serata il sindacato Fsp Polizia dopo la Cassazione: “I poliziotti coinvolti nel ‘caso Uva’ definitivamente assolti dopo il terzo grado di giudizio. Una ‘innocenza indubitabile’, per noi ma anche sul piano giudiziario visto che è la conclusione a cui si è giunti per ben 5 volte in questo procedimento. Però sentenziata dopo 11 anni di un inferno che pochi possono reggere, meno che mai agenti che vivono con i nostri stipendi, che vivono del loro onore, che dedicano la vita a rispondere al dovere e si vedono additare come ‘nemici’ dei più deboli. Undici anni e tre richieste della Procura fra quella di archiviazione, quella di proscioglimento e quella di assoluzione, che fanno sembrare tutto questo una persecuzione”, ha affermato Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato.
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