Penitenziaria, quegli “invisibili” servitori dello Stato

Un corpo che tra mille difficoltà risponde ai suoi compiti istituzionali che non si esauriscono fra le mura del carcere

«Oltre due secoli di vita per un corpo fatto di uomini e donne che svolgono un ruolo di inestimabile umanità».

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Il 202° anniversario della Polizia Penitenziaria

È unanime l’apprezzamento per gli oltre 40 mila poliziotti penitenziari che ogni giorno nelle carceri, e soprattutto fuori da esse, sono in prima linea per servire lo Stato.

Oggi nel salone Estense di Varese è stato reso omaggio ai 202 anni di vita di questa istituzione. Lo si è fatto ascoltando le parole lette dai messaggi inviati dal Capo dello Stato e del Ministro, del Capo dipartimento e delle autorità locali tra cui la direttrice del carcere dei Miogni Carla Santandrea: «Il motto del corpo – vigilando redimere – spiega che questi uomini sono custodi della sicurezza ma soprattutto delle persone, nonostante le difficoltà quotidiane».

«Con serietà e sacrificio siete presenti e affrontare con enorme professionalità io quotidiano impegno dentro e fuori le mura del carcere», ha specificato la dirigente.

Il commissario Alessandro Croci comandante della polizia penitenziaria ai Miogni ha parlato di criticità e problematiche legate alla carenza alla vetustà della struttura cittadina ma anche delle carenze di organico, supplite in parte dai nuovi arrivi.

«Si tratta di cinque i nuovi agenti provenenti dal 175° corso, conclusosi con giuramento solenne lo scorso 31 luglio. Questa nuova linfa professionale unita agli stimoli di nuovi traguardi e alla voglia di fare del personale del reparto di cui mi onoro di essere al comando ci consentono quotidianamente di operare con impegno e abnegazione sopperendo e intervenendo in tutte quelle situazioni in cui vi sono carenze mettendo in campo ogni tipo di soluzione per raggiungere l’obiettivo finale».

Importante fra i traguardi presentati, il progetto di “Educazione alla legalità” giunto alla 12° edizione «che ha visto coinvolti 10 istituti cittadini con oltre 500 studenti per spiegare ai più giovani che il carcere non è e non deve essere ritenuto un ghetto ma luogo di risocializzazione e cambiamento», ha concluso Croci

Nel corso della cerimonia sono stati esposti anche alcuni dati nazionali legati all’attività, come gli oltre 285 mila detenuti tradotti in un anno, ed è stato annunciato che entro il 2020 ci sarà l’assunzione di più di 3.500 unità.

Al termine della cerimonia sono stati assegnati i riconoscimenti agli agenti che si sono distinti per ragioni di servizio.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Settembre 2019
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