I proprietari delle pasticcerie chiuse: “Vendetta di un dipendente”
Il legale annuncia una controindagine in cui saranno riascoltati i lavoratori. E spiega: "Quella merce avariata era da buttare. Non è mai stata usata”

La linea di difesa dei proprietari della pasticceria Paganini è semplice: «I cibi scaduti facevano parte di uno stock di merce che doveva essere buttata e non utilizzata per preparare i dolci, mentre le accuse riguardo ai maltrattamenti nei confronti dei lavoratori sono frutto della vendetta di un dipendente a cui non è stato rinnovato il contratto».
Cesare Cicorella, l’avvocato della famiglia che ieri (giovedì) si è vista chiudere, dopo più di 40 anni, la pasticceria, il laboratorio e il bistrot è convinto che «quanto accaduto non può mettere in discussione una lunga tradizione familiare che è stata sempre apprezzata dai bustocchi». Il difensore annuncia ora una “contro indagine” con la quale saranno riascoltati tutti i dipendenti, per dimostrare che le accuse presentate agli inquirenti sarebbero in gran parte infondate o esagerate.
Ora per il legale e per l’azienda l’obiettivo primario è quello di ottenere il dissequestro dei locali così da riprendre l’attività il prima possibile per salvare la storia e i posti di lavoro.
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