A Villa Cagnola i “fondatori” italiani della musica disco

Intervista a Carmelo La Bionda, autore di "One for You, One for me" e "Vamos a la Playa". Che sarà ospite speciale al congresso Avis di sabato 25

Generico 2018

Il mondo degli appassionati di musica si divide tra coloro che li considerano un mito internazionale e chi nemmeno sa di chi stiamo parlando.

E’ un destino bizzarro quello dei fratelli Michelangelo e Carmelo La Bionda che hanno letteralmente “fatto” la disco music in Italia (e sono ancora stracopiati e stracampionati con la loro “One for you, One for me”), sono ancora famosi in tutta Europa per i brani tratti dalle colonne sonore dei film di Bud Spencer e Terence Hill e hanno “inventato” la madre di tutti i tormentoni estivi: “Vamos a La Playa”.

Milanesi da sempre, anche se hanno vissuto diversi anni a Berlino per lavoro, faranno capolino nelle terre varesine per un’occasione un po’ particolare: saranno infatti al congresso Avis di sabato 25 a Villa Cagnola di Gazzada, dove saranno un po’ amici e un po’ “guest star”.

Carmelo Labionda, qual è la vostra canzone più riprodotta ancora ora?
«Senza dubbio “Vamos a la playa” di cui siamo coautori con i Righeira e, sempre dei Righeira “L’estate sta finendo”. Anche la nostra “One for you, one for me” è ancora ascoltatissima, anche se è del 1978. Ma ci sono dei veri brani “cult” che sono meno evidenti, ma continuano a macinare fan in tutte le generazioni: sono quelli tratti dalle colonne sonore dei film di Bud Spencer e Terence Hill. I film sono ancora in giro e sono ancora molto conosciuti: cosi ci sono ragazzi giovani e giovanissimi che ci conoscono principalmente per questo. Pensi che a Dresda c’è un intero festival dedicato a loro: si chiama SpencerHill festival, si tiene ogni anno e l’anno scorso le nostre canzoni le sapevano a memoria anche i ragazzini, delle migliaia di intervenuti al concerto».

Carmelo e Michelangelo La Bionda sono difficili da categorizzare: artisti, compositori, produttori discografici ed editori «Anche se noi ci sentiamo più artisti: produttori e imprenditori lo siamo diventati nostro malgrado, per continuare a vivere di musica come volevamo noi». Una presenza sulla scena musicale internazionale, che parte nel 1970 e spazia tra la disco, il cinema, la televisione e le pubblicità fino ad ora.

Hanno iniziato infatti la loro attività nel 1970  suonando per Fabrizio de Andrè e scrivendo brani per cantanti come Mia Martini (per cui scrivono “Piccolo Uomo”), Ornella Vanoni, Ricchi e Poveri, Bruno Lauzi e molti altri. Ma l’italia sta loro stretta, e presto si spostano a Londra negli studi di registrazione dei Beatles, per incidere due loro album di canzoni in italiano e in inglese. A Londra hanno incontrato Amanda Lear, ancora sconosciuta, e ne sono diventati i produttori discografici: poi, tutti sappiamo com’è andata.

Per lanciarla hanno cambiato paese e vita: si sono trasferiti infatti a Monaco di Baviera, a quell’epoca uno dei più grandi centri di produzione di Musica al mondo, dove sono rimasti sette anni per seguire le loro produzioni.

Da qui è partita la loro carriera internazionale come cantanti, autori e produttori: quella che li ha portati a dominare le classifiche di tutto il mondo, con varie canzoni come One For You One For Me e There For Me.

Nel 1983 poi scrivono e lanciano Vamos A La Playa con i Righeira, per cui hanno firmato anche No Tengo Dinero e L’estate sta finendo. Allora non lo sapevano, ma avevano creato il capostipite indiscusso di tutti i “tormentoni estivi”. Nel frattempo, hanno composto  colonne sonore di film di successo per il mitico regista Sergio Corbucci. Tra i vari film, una lunga serie con Terence Hill e Bud Spencer, ma anche molti altri.

Nel 1984, i fratelli La Bionda hanno fondato a Milano  gli studi di registrazione “Logic Studios”, che hanno reso per almeno dieci anni la capitale morale d’Italia anche una capitale della musica: «Abbiamo aperto quegli studi nel 1984 in via Quintiliano, e sono stati fin da subito usati dai più importanti artisti dell’epoca. Qui i Depeche Mode hanno registrato il loro album Violator e la famosissima Personal Jesus, qui ha registrato Paul Young. Mentre tra gli italiani arrivano a registrare i loro album artisti come Vasco Rossi, Laura Pausini e Renato Zero. Erano studi di riferimento per i migliori musicisti di allora – spiega Carmelo La Bionda –  Ma più che una operazione di business, fu un atto d’amore per il mondo della musica. In Italia non esistevano studi a quel livello, erano cose che noi avevamo visto a Londra, a Los Angeles. Fu un grandissimo errore: in Italia non bisogna fare cose cosi. All’estero se le fai ti premiano, in Italia ti puniscono. Il risultato è che adesso, quanto a studi di registrazione, Instambul è messa molto meglio di Milano».

Siete stati re della “musica da giovani”. Ma la “musica da giovani”, adesso, la riconoscete?
«Io compio 71 anni tra pochi giorni, il fatto che siamo tuttora dei personaggi internazionali, ci dà una continuità rispetto a molti altri che vista a posteriori è da considerarsi fortunata. Conservare questi successi per figli ed eredi ci fa capire che qualcosa di valido c’era. La musica però ora è cambiata, è diventata un altro mondo, la si chiama musica ma lo è solo in parte e attiene molto piu alla multimedialità. Tant’è vero che la pubblicità, che ha bisogno di musica, ripesca cose vecchie e vecchissime. Dal punto di vista creativo invece le cose si sono molto semplificate, anche in maniera esagerata: la musica ora è molto più povera, il computer spesso sostituisce la creatività. Cosi conosco ragazzi che ascoltano i Led Zeppelin e acquistano vinile».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Gennaio 2020
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